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Gli sceneggiati Rai

Ultimo Aggiornamento: 11/06/2012 10:20
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Sesso: Femminile
31/05/2012 18:34
 
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Il giornalino di Gianburrasca


E'il titolo di uno sceneggiato televisivo trasmesso dalla RAI, in otto puntate, il sabato, in prima serata (dalle 21,05 alle 22 circa), dal 19 dicembre 1964 al 6 febbraio 1965 e replicato nel 1973 e nel 1982.

Destinato ad un pubblico giovanile ma trasmesso in prima serata per guadagnare anche una audience più matura - era liberamente ispirato all'omonimo romanzo scritto da Vamba nel 1907 e pubblicato inizialmente a puntate sul Giornalino della Domenica.

Interprete nel ruolo maschile dello scatenato protagonista Giannino Stoppani era Rita Pavone, all'epoca da poco tempo affermata cantante di musica leggera.

La regia era di Lina Wertmüller - responsabile anche dell'adattamento televisivo - mentre le scenografie e i costumi erano rispettivamente di Tommaso Passalacqua e Piero Tosi. Autore delle musiche - dirette da Luis Bacalov - era Nino Rota. Tra i motivi musicali lanciati dalla trasmissione particolare successo ha avuto canzone Viva la pappa col pomodoro.



Rita Pavone: Giannino Stoppani "Gian Burrasca"
Ivo Garrani: Il babbo
Valeria Valeri: La mamma
Milena Vukotic: Virginia
Elsa Merlini: La zia Bettina
Bice Valori: La direttrice Geltrude
Sergio Tofano: Il direttore Stanislao
Checco Durante:
Paolo Ferrari: Il Signor Collalto
Arnoldo Foà: L'avvocato Maralli
Roberto Chevalier: Balestra

Musiche: Nino Rota
Costumi: Piero Tosi





La trama del romanzo


Gian Burrasca è un bambino combinaguai di nove anni e ha tre sorelle. Il suo vero nome è Giovanni Stoppani (soprannominato anche Giannino oppure Gian Burrasca) e suo padre è un ricco borghese. Per il suo nono compleanno riceve dalla mamma un giornalino nel quale ogni giorno scrive le sue esperienze e per questo viene chiamato giornalino di Gian Burrasca.

All’inizio, Gian Burrasca non sa che cosa raccontare, così copia una pagina del diario di sua sorella Ada. Sulla prima pagina c'è scritto che Ada è stufa del signor Capitani, un ricco commerciante che viene a casa loro ogni sera e che forse le chiederà di sposarla. Egli però è brutto, anziano e anche scorbutico, e Ada ama un altro uomo, un misero impiegato. Quella stessa sera, viene il Capitani a casa di Giannino e vede il suo giornalino, lo prende e quando legge la parte copiata dal diario si arrabbia e se ne va senza salutare, così Giannino viene rimproverato da sua madre e messo in castigo da suo padre. Un giorno, cercando di pescare un pesciolino con la canna da pesca, finisce nel fiume.

Giorni dopo va in camera di Ada e scopre nell’armadio delle foto di uomini con dei commenti negativi scritti dietro e decide di restituirle ai proprietari. Avute indietro le foto, i proprietari si offendono ed annullano la partecipazione alla festa da ballo organizzata da Virginia, Ada e Luisa rimandando loro le foto con i rispettivi commenti (tranne due di loro, che però avevano ricevuto commenti positivi). Giannino ha paura delle conseguenze (del resto i genitori volevano realmente punirlo) e scappa di casa mentre tutti dormono. Prende il treno, senza biglietto, e va dalla zia Bettina, ma fa danni anche lì (dipinge qualche animale per far vedere una specie di serraglio ai figli dei contadini) e così la zia chiama a casa dei genitori di Giannino perché vengano a prenderlo. Il marito di Luisa, il dottor Collalto, ospita Giannino a casa sua a Roma, dove deve fare delle cure particolari in seguito ad un incidente in macchina avvenuto per una scommessa con un suo compagno di classe.

Purtroppo durante la permanenza combina parecchi guai, tra cui l'allagamento della casa, la morte dell'uccellino della sorella del Collalto e l'indigestione del suo gatto, quindi torna dai genitori. Il padre vorrebbe mandarlo in collegio, ma l'avvocato Maralli, marito di Virginia, lo porta a casa sua. Lì Giannino fa molti altri danni, infatti strappa con la canna da pesca che gli avevano regalato al suo compleanno il dente al signor Venanzio, e involontariamente provoca la condanna di alcuni imputati difesi dal Maralli, e così finisce in collegio, dove partecipa alle lotte per sostituire il cibo che mangiavano ogni giorno con la famosa pappa al pomodoro. Dopo lo scandalo della minestra, cucinata con tutti gli avanzi della settimana precedente e chiamata minestra di magro, Giannino decide di vendicarsi e con l'aiuto della società segreta Uno per tutti e tutti per uno di cui fa parte, punisce i direttori del collegio facendo credere loro di essere lo spirito del defunto Pierpaolo Pierpaoli, fondatore del collegio. Così, con un piano elaborato, i membri della società picchiano i direttori e anche il cuoco, che stavano facendo una seduta spiritica. Dopo quest'ultimo disastro viene cacciato dal collegio e riportato a casa sua. Dopo qualche giorno scopre che il signor Venanzio, zio del Maralli, morendo gli ha lasciato una parte della sua eredità (200 biglietti da 5 lire, cioè 1000 lire), mentre ha diseredato il Maralli.

Per qualche tempo Giannino si comporta bene. Poi, insieme al suo amico Gigino Balestra, rovina involontariamente suo cognato Maralli, esponente del Partito Socialista, rivelando che si è sposato col rito cattolico con sua sorella (il partito rivale, avendo un giornale, sfigura l'avvocato agli occhi della gente, affermando che Maralli è bigotto in campagna e miscredente in città).
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