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Lilith è una figura presente nelle antiche religioni mesopotamiche e nella prima religione ebraica, che potrebbe averla appresa dai babilonesi assieme ad altri culti e miti (vedi Diluvio universale) durante la prigionia di Babilonia.

Nella religione mesopotamica Lilith è il demone femminile associato alla tempesta, ritenuto portatore di disgrazia, malattia e morte. La figura di Lilith appare inizialmente in un insieme di demoni e spiriti legati al vento e alla tempesta, come è il caso nella religiosità sumerica di Lilitu, circa nel 3000 a.C.

Per gli antichi ebrei Lilith era la prima moglie di Adamo (quindi precedente ad Eva), che fu ripudiata e cacciata via perché si rifiutò di obbedire al marito. Sebbene alcuni studiosi datassero l'origine verso il VIII secolo a.C.[1], le trascrizioni mesopotamiche accennano a questa figura già dal III millennio a.C. .

Lilith compare nell'insieme di credenze dell'Ebraismo come un demone notturno, ovvero come una civetta che lancia il suo urlo nella versione della cosiddetta Bibbia di re Giacomo. Secondo la tradizione della cabala ebraica, invece, è il nome della prima donna creata, prima compagna di Adamo e precedente a Eva. La sua figura, delineata nel Medioevo, risale a miti e leggende antiche della Mesopotamia. Nell'immaginario popolare ebraico è temuta come demone notturno capace di portare danno ai bambini di sesso maschile e caratterizzata dagli aspetti negativi della femminilità: adulterio, stregoneria e lussuria.

Alla fine dell'Ottocento, in parallelo alla crescente emancipazione femminile nel mondo occidentale, la figura di Lilith diventa il simbolo del femminile che non si assoggetta al maschile e, rivalutata nelle religioni neopagane, viene posta a fianco di simboli come quello della Grande Madre.

La Lilith ebraica non deriva da un unico corrispondente: altre figure concorrono a formarne il simbolo. Lamassu è il demone mezza donna e mezza vacca, la controparte femminile del Lamashtu, il famoso bue alato con volto umano barbuto dell'iconografia assira. La Lamassu diventa la Lamia greca[9]. La sua sola presenza significava distruzione e l'immagine veniva utilizzata come simbolo apotropaico, per incutere terrore e a protezione delle città e degli edifici. Ma la caratteristica di irresistibilità del fascino femminile viene da Ishtar (sumera Inanna) conosciuta agli ebrei attraverso la Astarte siriana (altrove Astariel o Astaroth) per la quale si praticava la cosiddetta prostituzione sacra. Così come la cananea Asheráh, venerata in un primo tempo come dea dagli stessi ebrei[5]. È in questo passaggio, nel divieto imposto dell'adorazione di una divinità femminile, che possiamo leggere la componente di femminilità ribelle in Lilith, dove l'immaginario di bellezza, fecondità e femminilità confluiscono a ravvivare una figura fino allora solo simbolo di morte e devastazione.

Nella tradizione popolare ebraica, Lilith è un terribile demone.

Esiste una tradizione secondo la quale viene posto attorno al collo dei neonati di sesso maschile un amuleto con iscritti i nomi dei tre angeli (Senoy, Sansenoy e Semangelof detti anche Sanvi, Sansavi e Semangelaf) per proteggerli da Lilith prima della circoncisione rituale. Secondo un'altra versione si traccia un cerchio magico attorno alla culla con i nomi degli angeli.[senza fonte] Un'altra tradizione ancora prevede che si aspetti a tagliare i capelli ad un ragazzo per far credere a Lilith che si tratti di una ragazza.

Un amuleto persiano del 18esimo o 19esimo secolo, un ciondolo protettivo per un neonato, conservato nel museo di Israele, Gerusalemme, raffigura Lilith in catene, con "Lilith cieca in catene" scritto sotto ogni arma.

Dei ragazzi adolescenti si pensa poi che provochi le eiaculazioni notturne con cui genera demoni (i jinn nella tradizione arabo-islamica), comportandosi in tal modo come spirito succubo analogo femminile dello spirito incubo maschile.

Simbologie legate a Lilith e, più in generale, a un'antica dea della notte, si rintracciano in moltissime culture combinate in modi differenti. Attualmente il mito è addirittura tornato in auge, generando nuove forme nell'immaginario collettivo, dai fumetti ai videogiochi, ma in particolare nel contesto neopagano.

"Perchè prima di Eva fu Lilith, si legge in un testo ebraico. Fu la prima sposa di Adamo.Lilith era un serpente; Dio in seguito creò Eva; Lilith per vendicarsi della moglie umana di Adamo, la spinse ad assaggiare il frutto proibito. Questa è la forma primitiva del mito."
Così Jorge Luis Borge nel suo "Libro de los seres imaginarios" apre la pagina dedicata a Lilith.


La storia, dicono, sia andata così:

C’era una volta la Grande Dea in Babilonia e uno dei suoi volti, Lilith.
C’erano, a quel tempo, popolazioni pacifiche improntate all’uguaglianza
fra uomini e donne. E c’erano i nuovi popoli, fra cui quello ebraico,
spesso nomadi e dalla struttura patriarcale.

Gli ebrei dunque scrissero un libro sacro, la Bibbia.

Nel primo capitolo della Genesi, nella sua forma più antica, Dio,
o, forse, gli Dei (Elohin, la parola con cui è indicato, è
un plurale), diede origine al creato. E gli uomini furono creati insieme,
maschio e femmina, Adamo e Lilith. Il settimo giorno, mentre l’energia
divina della creazione riposa, Adamo e Lilith fanno l’amore. Lilith
accoglie Adamo, che è sdraiato sopra di lei. Più tardi Lilith
dice ad Adamo: “La prossima volta scambiamo le parti, e io sto
sopra”. Adamo risponde “No” e Lilith argomenta:
“Perché no, dal momento che siamo stati creati uguali?”
Adamo ribadisce il suo no e Lilith decide di andarsene e si allontana
senza guardarsi indietro. Va lungo le rive del Mar Morto, dove abitano scorpioni
e serpenti e veleni. Adamo va a lamentarsi da dio e Lilith viene maledetta:
i figli che lei concepirà moriranno sempre, perché a lei non
è dato partorire vita, ma solo morte. E Lilith si trasforma nella
regina delle streghe e abita l’oscurità di Lucifero.

Nel secondo capitolo della Genesi, più recente, le cose si trasformano:
Lilith scompare e di lei rimane solo un fantasma e appare Eva, la donna
creata dalla costola di Adamo, la donna che non mette in discussione la
posizione dell’uomo. Ad Eva resta il compito di introdurre l’oscurità
nella vita umana, con quella sciocchezza di dar retta al serpente e mangiare la mela.