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Secondo il Cancellieri, Massimiliano Savelli-Palombara, poeta e alchimista, fu un personaggio di grande rilievo nella Roma del ‘600.
Coltissimo, di grande abilità nel rimare in italiano e in latino, volle velare profonde verità ermetiche sotto forma poetica.Gli scritti e le rime del Palombara, ignorati per più di tre secoli, sono contenuti in un manoscritto Reginense della Biblioteca Vaticana dal titolo "La Bugia"; in un manoscritto autografo di una biblioteca privata dallo stesso titolo, ma di un contenuto diverso; in due codici dell’Archivio Palombara-Massimi, composto da sole Rime e Canzoni (Prot.34 e 35).
Fu gentiluomo di Cristina di Svezia e rimase alla sua corte per tutta la vita.
In una sua canzone inedita ("Si discorre sopra la pietra filosofale") dedica alla Regina alcune strofe ammirandola per la sua rinunzia al trono, per abbracciare la religione cattolica, e il suo mecenatismo verso le arti e le scienze (Arc. Massimo. Palombara, Prot.35).
Ma alla vita di corte e della città preferiva restare nella sua villa sull’Esquilino dedicarsi agli studi, alla campagna e vivere semplicemente a contatto con la Natura.
Più volte nelle sue rime egli cita Roma e deplora lo stato di corruzione e di abbandono in cui si trova la città: "Roma già fu, quella che vedi è un’altra".
Secondo il poeta, dopo Morieno (un alchimista romano del sec.VIII), la tradizione si è interrotta; Roma non ha generato più veri Maestri. Ma egli spera che sotto il papato di Alessandro VII, Roma ritorni al suo antico, splendore, alle "Grandezze prime".
E proprio il ricordo dell’antica tradizione che spinge il nobile romano a tramandare il messaggio della tradizione italica accogliendo quel ramo d’oro di Enea, che a lui la Lupa di Romolo e Remo ha consegnato.
Investito da tale missione, come Virgilio mostrerà la via, farà da guida al "visita interiore terrae" e cioè alla discesa nelle profondità di se stessi.
All’oracolo e all’antro della Sibilla, fanno riscontro l’oracolo e l’antro di Mercurio del Palombara, a cui potrà accedere solo "chi con cuore avrà varcato la porta del suo giardino".
Oltre che la città anche il popolo romano è molto caro al Palombara. Nella parabola in cui racconta il suo avventurarsi nell’antro di Mercurio, alla domanda di chi dovrà aiutare una volta realizzata la "pietra filosofale" l’oracolo risponde: "Romuli tui", cioè i figli di Roma. Ancora al suo popolo e sopratutto ai suoi adepti si rivolge nella scritta che è sulla soglia della porta ermetica: "È opera occulta del vero sapiente aprire la terra affinchè germogli la salute del popolo".




La porta magica all'Esquilino


La "porta" può essere considerata un piccolo ma esauriente trattato d’alchimia.
Sugli stipiti vediamo i simboli alchemici, alternati da massime ermetiche indicanti passaggi, consigli istruzioni per chi si accinge alla Grande Opera, cioè alla "trasformazione del piombo in oro".
Il bassorilievo che sormonta l’architrave è identico al frontespizio dell’Aureum Seculum Redivivum del Madathanus, saggio rosacrociano, cosa farebbe pensare che anche il Palombara facesse Parte dei Rosacroce, confraternita esoterica e segreta il cui fine mirava ad una fratellanza universale.
Ciò potrebbe avere un riscontro in alcuni versi della Bugia dove l’autore si augura che la "Rosa rapita torni a rifiorire in Campidoglio" sotto il papato di Alessandro VII (Fabio Chigi).
I simboli (syllabae chimicae) invece sono tratti dalla "Commentatio de Pharmaco Catholico" pubblicati nella Chymica Vannus, nel 1666.
Nella cornice esterna del bassorilievo circolare troviamo un’epigrafe in cui è espresso il concetto della Trinità:
TRI SUNT MIRABILIA DEUS ET HOMO
MATER ET VIRGO TRINUS ET UNUS
"Tre sono le cose mirabili Dio e Uomo; Madre e Vergine; Trino e Uno". Nel fondo del bassorilievo vediamo due triangoli incrociati che formano una stella a sei punte, cioè il "sigillo di Salomone", unione d’acqua e fuoco, spirito e materia, come in alto così in basso. Sulla parte inferiore del sigillo vi è un cerchio più piccolo con la scritta: "Centrum in trigono centri", sormontato dalla croce dei 4 elementi e con al centro il simbolo solare.
È tutta una simbologia complessa che indica il processo di reintegrazione dell’uomo nel cosmo, l’Unità del Tutto.
In alto sull’architrave, scritta in ebraico, è l’invocazione allo Spirito Santo: "Ruah Elohim". Nulla si può operare senza il suo aiuto . Segue l’avvertimento che non si entra nel giardino dell’Esperidi, e cioè attraverso la porta, senza l’uccisione del drago che ne sta a guardia.
HORTI MAGICI INGRESSUM HESPERIUS CUSTODIT DRACO ET SINE ALCIDE COLCHICAS DELICIAS NON GUSTASSET IASON
"Il drago delle Esperidi custodisce l’ingresso del magico giardino e senza Alcide (Ercole), Giasone non avrebbe assaporato le delizie della Colchide".
Il drago rappresenta le passioni, gli istinti; Ercole la volontà; con la vittoria sul drago s’inizia la pratica alchemica, il cui svolgimento è indicato sugli stipiti della "porta" dove possiamo distinguere le tre fasi del processo alchemico: il nero, il bianco, il rosso.
Cominciando dall’alto in basso e da sinistra a destra, accenneremo sommariamente a questi simboli, rimandando per un maggior approfondimento ai libri citati nella bibliografia.Simbolo di Saturno QUANDO IN TUA DOMO
NIGRI CORVI
PARTURIENT ALBAS
COLUMBAS
TUNC VOCABERIS
SAPIENS
Saturno rappresenta la materia prima, il piombo, il nero: "Quando nella tua casa neri corvi partoriranno bianche colombe allora sarai detto saggio".
In quest’iscrizione è indicata la trasformazione del piombo (i neri corvi) in argento (le bianche colombe), il passaggio dal nero al bianco.

Simbolo di Giove DIAMETER SPHAERAE
THAU CIRCULI
CRUX ORBIS
NON ORBIS PROSUNT

Giove, lo stagno, corrisponde al Nous, alla mente illuminata, l’obiettivo a cui tende l’adepto. Nell’iscrizione "Il diametro della sfera, il tau del circolo, la croce del globo non giovano ai ciechi" è l’ammonimento che la scienza ermetica non può essere nè capita, nè essere utile ai profani.

Simbolo di Marte QUI SCIT
COMBURERE AQUA ET LAVARE IGNE
FACIT DE TERRA
CAELUM
ET DE CAELO TERRAM
PRETIOSAM

Marte, il ferro, corrisponde alla volontà necessaria per portare a termine l’Opera:"Chi sa bruciare con l’acqua e lavare col fuoco, fa della terra cielo e del cielo terra preziosa".
Nell’iscrizione è racchiuso il concetto fondamentale dell’Alchimia, il "Solve et coagula".

Simbolo di Venere SI FECERIS VOLARE
TERRAM SUPER
CAPUT TUUM
EIUS PENNIS
AQUAS TORRENTUM
CONVERTES IN PETRAM

Venere, il rame, corrisponde all’amore. Anche in questa epigrafe troviamo il concetto del "Solve et coagula": "Se avrai fatto volare la terra sopra la tua testa con le sue penne (le penne sono i vapori che s’innalzano dal fondo dell’uovo filosofico dove son rinchiusi Zolfo, Mercurio e Sale) convertirai in pietra le acque dei torrenti".

Si tratta di mutare una sostanza, inizialmente solida (terra), in sostanza liquida (acqua) tramutarla in aria (volatile) e poi fissarla in pietra argentea ed aurea.

Simbolo di Mercurio AZOT ET IGNIS
DEALBANDO
LATONAM VENIET
SINE VESTE DIANA

Mercurio, l’argento vivo, indica la fase al Bianco, come leggiamo nell’iscrizione: "L’Azot e il fuoco imbiancando Latona, verrà senza veste Diana". L’Azot è il "mercurio dei saggi", l’intelletto agente; il "fuoco" è quello interiore, quello della volontà.
Quando la Materia (Latona) sarà stata del tutto purificata, Diana appare nuda, si realizza l’argento, cioè la chiarezza e la purezza del mentale, l’Iside Svelata.

Simbolo Solare FILIUS NOSTER
MORTUUS VIVIT
REX AB IGNE REDIT
ET CONIUGIO
GAUDET OCCULTO

Nell’iscrizione leggiamo: ‘Il nostro figlio morto vive, torna Re dal fuoco e gode dell’occulto accoppiamento".
È la realizzazione del Rebis è la nascita del "figlio regale" la fase al rosso, simboleggiata dalla fenice che rinasce dalle ceneri. Spirito e materia sono diventati tutt’uno: è il frutto delle nozze alchemiche".
All’argenteo regno di Diana subentra l’aureo regno di Apollo, alla Rosa Bianca, che indica la realizzazione dell’argento, subentra la "Rosa Rossa".
Sul piano della soglia è l’iscrizione: "Si sedes non is" che si può leggere da sinistra a destra: "Se siedi non procedi"; e da destra verso sinistra: "Se non siedi procedi".
È l’invito a camminare ad operare; operare soprattutto per il bene degli altri, come troviamo accanto al simbolo della monade nell’epigrafe che è sulla soglia dove termina il viaggio ermetico:
EST OPUS OCCULTUM VERI SOPHI APERIRE TERRAM
UT GERMINET SALUTEM PRO POPULO
"È opera occulta del vero sapiente aprire la terra, affinchè germini la salvezza per il popolo".
È la discesa agli "inferi" nelle profondità della terra, la realizzazione del Vitriol, che porterà alla conquista del "Vello d’oro". È quanto promette il Palombara a chi come Giasone scopre ed oltrepassa la soglia della "porta" del suo giardino "ubi vallus claudit vellus".
VILLAE IANUAM
TRANANDO
RECLUDENS IASON
OBTINET LOCUPLES
VELLUS MEDEAE
1680

La leggenda racconta che una sera un pellegrino si presentò al palazzo del Palombara con un mazzo di erbe misteriose di cui non rivelò mai il nome, utili a produrre l'oro, e dichiarando di essere capace di mettere in pratica la formula ambita. Durante i suoi viaggi in Oriente aveva scoperto particolari segreti e non li avrebbe mai rivelati a nessuno: la mattina dopo sparì nel nulla, ma lasciò dietro di sè alcune pagliuzze d'oro e una misteriosa carta piena di enigmi e simboli magici che doveva contenere il segreto della pietra filosofale. Il marchese di Palombara fece allora incidere su una delle cinque porte della sua villa il contenuto del manoscritto nella speranza che un giorno qualcuno sarebbe riuscito a decifrarla. La Porta Alchemica porta iscrizioni in latino ed ebraico e una miriade di simboli: piramidi, il sigillo di Salomone, pianeti, cerchi. Un vero trofeo per chi è affascinato dal simbolismo, dall'alchimia e dai misteri legati ad essi. È ancora lì, esattamente come l'ha lasciata il marchese, custodita solo da gatti del giardino di Piazza Vittorio, dove la porta è stata sistemata nel 1888: la sua posizione originaria era verso l'incrocio di via Carlo Alberto con via di San Vito, lungo il muro perimetrale di villa Palombara, alle spalle dell'attuale via Merulana. Accanto alla porta si trovano due statue del dio Bes, che si trovavano nei giardini del Palazzo del Quirinale: erano collegate al culto di Iside, una vicenda che ritorna sull'Esquilino e aggiunge mistero ai misteri già presenti.