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Storia del cinema italiano

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    kamo58
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    00 30/01/2012 20:05
    Il cinema fin dalle sue prime apparizioni ha riscosso un notevole successo. Divenuto il simbolo del progresso, in questo mezzo di comunicazione sono stati proiettati sogni, desideri, volontà di affermazione e di riscatto sia da parte dei vari personaggi che trovavano spazio nel suo mondo dorato, ma anche da parte della gente comune, che ammirava la vita dei propri beniamini identificandosi con loro.
    La grande avventura del cinema, è strettamente connessa agli eventi significativi della storia d'Italia, ha avuto, infatti, grande parte nella diffusione della cultura italiana sia presso gli stessi italiani, ma anche all'estero, prima che un altro mezzo di comunicazione, la televisione, gli togliesse il primato.

    I TEMPI DI FRANCESCA BERTINI E LYDA BORELLI


    I primi metri di pellicola girati in Italia, pochi mesi dopo la sensazionale scoperta dei fratelli Lumière, non hanno ripreso l'arrivo di un treno o l'uscita degli operai da una fabbrica, ma l'ascetica figura di Leone XIII, il Papa della Rerum Novarum, che benedice la macchina da presa. Un gesto benaugurante!
    L'industria cinematografica italiana nasce fra il 1903 e il 1908 sulla scorta di tre importanti case di produzione: la Cines, nata a Roma per iniziativa di Filoteo Albertini, che aveva i suoi studi in Via Vejo, l'Ambrosio di Torino che spaziava dal film a soggetto comico a quello a soggetto drammatico, puntando anche sui primi cinegiornali, e l'Itala film.
    Altri stabilimenti di produzione sorgono a Milano e a Napoli: copie di film italiani cominciano a partire per l'estero e il cinema italiano diventa in breve una delle industrie più importanti del settore.
    Se negli USA nasce e si sviluppa il western, in Italia, come nel resto dell'Europa, grande impulso ha la produzione del film storico, soprattutto di ambientazione classico-romana, che alla vigilia della prima guerra mondiale conquista un vero e proprio primato di consensi nell'Europa, muoveva i primi passi sulla strada della cinematografia.
    La presa di Roma (1904) di Filoteo Albertini è il primo film del genere girato in Italia e ben presto arrivano sullo schermo altri film, popolati dai personaggi dell'antica Roma tra i quali Nerone, Messalina, Giulio Cesare, Cleopatra, Spartaco. Diventano ben presto famosi Ultimi giorni di Pompei (1908) di Ambrosio (notevole è anche la verione di Caserini del 1913) Marcantonio e Cleopatra e Quo vadis (1913) di Guazzoni e Cabiria realizzato da Pastrone nel 1913.
    Accanto al film storico in questo periodo comincia a riscuotere successi il dramma passionale, in cui si intravede un tentativo di realismo psicologico, e di cui Lyda Borelli e Francesca Bertini furono le prime dive: prototipo del genere è Ma l'amor mio non muore (1913) con Mario Bonnard e Lyda Borelli, e Assunta Spina (1915) con Francesca Bertini.



    Francesca Bertini



    Al fianco del melodramma e del genere comico si fa strada il filone realistico, nel quale si innestano la letteratura verista e la narrativa meridionale. Di questo filone fanno parte film come Sperduti nel buio (1914), considerato un antenato del neorealismo; Assunta Spina (1915), ambientato nei "bassi" napoletani e interpretato con molta aderenza alla drammaticità del testo da Francesca Bertini; Cenere (1916), tratto dalle pagine di Grazia Deledda e interpretato da Eleonora Duse.
    Dopo la Prima Guerra Mondiale, il cinema comincia ad attirare anche gli intellettuali, che in un primo momento l'avevano guardato con diffidenza non riconoscendogli alcuna qualità artistica.
    Per oltre dieci anni, dall'ultima età del muto e ai primi esordi del cinema sonoro, il cinema italiano non diede prove di bravura, anche a causa dell'inquieto clima politico e sociale, e delle difficoltà economiche, si limitò infatti, ad esistere in maniera insignificante e incolore; ma sul finire degli anni '20 e agli inizi degli anni '30, cominciò a delinearsi la rinascita.
    Il merito dell'improvvisa ventata di rinnovamento fu soprattutto di tre giovani registi: Alessandro Blasetti, Mario Camerini e Augusto Genina.
    La produzione più commerciale di questo periodo è conosciuta con il nome di "cinema dei telefoni bianchi", in cui l'idea dello sfarzo e del lusso era comunicata da immancabili telefoni bianchi negli interni di palazzi fintamente sfarzosi, abitati da commendatori galanti e da nobili improbabili. Una delle attrici più rappresentative di queste produzioni è Alida Valli, che deve la sua popolarità a questo fortunato periodo, anche se seppe dimostrare, in seguito, di avere doti drammatiche e uno spessore recitativo, che la fecero conoscere anche all'estero.



    Gli uomini che mascalzoni di Mario Camerini (1932)


    Fonte: Italia donna
    [Modificato da kamo58 30/01/2012 20:06]
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    00 30/01/2012 20:12



    FRANCESCA BERTINI


    (1888 - 1985)

    Nome d'arte di Elena Seracini Vitiello, attrice del cinema muto italiano (Firenze 1888 - Roma 1985).
    Nata da una modesta commediante toscana (Adelaide Fratiglioni), venne adottata da un trovarobe napoletano (Arturo Vitiello), calcò giovanissima il palcoscenico recitando in una compagnia dialettale napoletana.
    La sua carriera sul grande schermo comincia nel 1912 e nel corso degli otto anni successivi, cioè fino al 1920, interpretò con successo sempre crescente oltre novanta film.
    La sua recitazione melodrammatica, che rispecchiava i gusti e la moda del tempo, la sua notevole bellezza e la grande capacità di padroneggiare le scene con disinvolta bravura, fecero della Bertini una delle "regine" del cinema, una delle attrici più ammirate della sua epoca.
    A lei si deve l'inizio del fenomeno divistico diffuso poi da Hollywood.
    Sposò nel 1921 il nobiluomo svizzero Paolo Cartier e da allora fece solo brevi e saltuarie apparizioni sullo schermo.
    Fra i suoi film più famosi ricordiamo Assunta Spina (1915), La donna nuda (1918), I sette peccati capitali (1919) in sette episodi.





    LYDA BORELLI


    (1884 - 1959)


    Attrice italiana (Rivarolo Ligure - Genova, 1884 - Roma, 1959).
    Sorella dell'attrice teatrale Alda, che riscosse un notevole successo recitando nelle opere di Pirandello, cominciò la carriera teatrale con la compagnia Pasta - Reiter, recitando poi con Virginio Talli e con Emma Gramatica, (1904), divenne primattrice con Ruggero Ruggeri.
    Il grande pubblico però cominciò a conoscerla e ad apprezzarla con il cinema.
    Interprete di numerosi film (tra i quali Ma l'amor mio non muore, La falena, Il dramma di una notte), simboleggiò, per l'elaborata drammaticità della sua recitazione, il gusto un po' esteriore e decadente tipico del primo Novecento.
    Nel 1918 sposò il conte Vittorio Cini e abbandonò le scene.




    ELEONORA DUSE


    (1858 - 1924)

    Attrice italiana (Vigevano 1858 - Pittsburg, Pensylvania, 1924).
    Figlia d'arte, salì sul palcoscenico fin dalla più tenera infanzia: a quattro anni recitò a Chioggia nella parte di Cosetta in una riduzione scenica dei Miserabili di Victor Hugo.
    A cinque anni aveva già visitato, a seguito della compagnia teatrale paterna, tutta l'Italia Settentrionale e la Dalmazia. Nel 1870, a dodici anni, sostituì la madre ammalata, nei ruoli di protagonista della Francesca da Rimini di Pellico e nella Pia de' Tolomei di Marenco.
    Nel 1873 ottenne un ruolo stabile, infatti, sostenne parti da ingenua nella compagnia paterna, e nel 1875 fu seconda donna nella compagnia Pezzana - Brunetti, e nel 1878 fu assunta con il ruolo di prima amorosa nella compagnia Ciotti - Belli - Blanes.
    Ottenne il primo grande successo nel 1879 interpretando, a capo di una compagnia con Giacinta Pezzana, la Teresa Raquin di Zola.
    Nel suo repertorio figurano i drammi degli autori italiani contemporanei e poi anche quelli di Alexandre Dumas: a partire dal 1880, dopo un incontro con Sarah Bernhardt che fu determinante per la sua carriera, la sua fama si andò allargando e la Duse si impose in breve tempo come la più grande attrice italiana del suo tempo.
    Tra i maggiori successi troviamo La principessa di Bagdad, La moglie di Claudio, La signora delle camelie e molti altri drammi di Sardou, Dumas e Renan.
    Nel 1884 portò al successo Cavalleria rusticana di Verga e intanto, con numerose tournées all'estero, si fece apprezzare in tutti i paesi europei.
    Attrice sensibilissima, si preoccupò di rafforzare con lo studio e con la cultura le doti innate, infatti si rivolse ad un repertorio di livello artistico sempre più alto interpretando opere come Antonio e Cleopatra di Shakespeare (1888), Casa di Bambola di Ibsen (1891) e alcuni drammi di Gabriele D'Annunzio (La città morta, La Gioconda, Sogno di un mattino di primavera, La gloria), al quale fu legata per diversi anni da una travagliata e intensa storia d'amore, e che la ricordò in numerose pagine dei suoi scritti e in particolar modo nel romanzo Il fuoco.
    Nei primi anni del 1900, la Duse aggiunse al suo repertorio altre opere di Ibsen, quali La donna del mare, Edda Gabler, Rosmersholm che rappresentò per la prima volta a Firenze nel 1906 con le scene di Gordon Craig.
    Ormai universalmente conosciuta insieme a Sarah Bernhardt, Ellen Terry e poche altre come una tra le massime attrici di ogni tempo, Eleonora Duse si trattenne per più di dieci anni lontana dalle scene, dopo la rottura definitiva del tormentato legame con D'Annunzio, suo grande amore, nel 1909.
    La sua unica, e per la verità poco felice apparizione cinematografica, è proprio di questo periodo, infatti recitò nel film Cenere (1916) tratto dalle pagine di Grazia Deledda.
    Ritornò al teatro solo nel 1921 con La donna del mare, fu a Londra nel 1923 e si spense nel corso di una lunghissima tournée negli Stati Uniti.
    E' sepolta ad Asolo, in provincia di Treviso.
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    00 02/02/2012 16:00



    Roma città aperta di Rossellini




    IL NEOREALISMO


    Il periodo della Seconda Guerra Mondiale fu determinante per il cinema italiano , perché cominciò a delinearsi, in film come Uomini sul fondo (1941) di De Robertis, e Quattro passi fra le nuvole (1942) di Blasetti, il neorealismo.
    Nel secondo dopoguerra, l'agognata libertà d'espressione dopo vent'anni di dittatura fascista, la simultanea maturità di alcuni cineasti geniali, la scarsità di mezzi e la necessità di girare per le strade, dato che gli studi di Cinecittà erano occupati dai profughi, furono tra gli elementi che diedero l'impulso al definitivo sviluppo del cinema italiano neorealista.
    Il cinema neorealista non svolse solo il compito di aprire una finestra sulla realtà, di denunciare senza retorica i mali che affliggevano il nostro Paese, di raccontare con l'occhio del cronista la guerra, l'occupazione, la lotta partigiana e la liberazione. La sua funzione più importante fu di accogliere l'imprevisto, il minimo dettaglio, di riuscire a coniugare alle volte il tempo filmico con quello reale, dando la dovuta importanza a tutti gli atti dell'uomo.
    Roma città aperta (1945) di Roberto Rossellini (con Federico Fellini e Amidei come sceneggiatori), presentando Roma sotto il tallone nazista, inaugurò la stagione neorealista, in modo definitivo lanciando Anna Magnani, che si rivelò attrice di bravura fuori dal comune.
    Se Roma città aperta fu il film che aprì al cinema italiano nuovi orizzonti tematici, narrativi e stilistici, pur conservando alcune convenzioni del cinema precedente, in Paisà, realizzato l'anno successivo (sempre con Fellini e Amidei come sceneggiatori), la rottura col passato fu radicale. I sei episodi che lo compongono, descrivono, infatti, l'avanzata alleata dallo sbarco in Sicilia alle foci del Po, illustrando il rapporto tra la popolazione locale e le truppe alleate.



    La strada di Federico Fellini



    Il 1946 vide anche il successo di Sciuscià di Vittorio De Sica, un racconto strutturato con eccezionale equilibrio, sui lustrascarpe nella Napoli del dopoguerra, mentre nella Berlino distrutta dalla guerra, un bambino avvelena il padre e poi si uccide in Germania anno zero (1947) di Roberto Rossellini. Nel 1948, viene girato Ladri di biciclette di Vittorio De Sica, che racconta la triste domenica di un attacchino romano, alla vana ricerca della bicicletta che gli hanno rubato: il suo indispensabile strumento di lavoro. Dramma della disoccupazione dunque? No: qualcosa di più profondo. Ladri di biciclette è il dramma della solitudine e della presa di coscienza di questa solitudine: padre e figlio, alla fine, si rendono conto di essere soli e di poter contare unicamente su sé stessi e sulle loro forze. Sempre nello stesso anno viene girato La terra trema, di Luchino Visconti sulla traccia de i I Malavoglia Giovanni Verga. In Bellissima (Visconti 1951) Anna Magnani è la popolana stregata dal cinema, intestardita a fare della figlioletta una diva; Umberto D. (1952) di Vittorio De Sica è il punto d'arrivo del cinema neorealista, quasi un racconto kafkiano, in cui la solitudine del protagonista, che ha come unico compagno un cane, fa da filo conduttore ad una serie di spaccati di vita quotidiana che mostrano chiaramente quanto fosse difficile vivere nel dopoguerra.
    Dopo questi splendidi saggi di bravura, il cinema neorealista sembrò perdere mordente, e diventare meno fulgido e impegnato, con Pane, amore e gelosia (Luigi Comencini, 1954), Gli innamorati (Bolognini, 1955), Il segno di Venere (Risi, 1955) e La fortuna di essere donna (Blasetti, 1956), si parlò di "neorealismo rosa", al quale però la critica, in controtendenza con il pubblico mostrò di preferire il genere documentaristico, come l'esotico Magia verde (Napolitano e Bonzi, 1953).

    fonte: italia donna
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    kamo58
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    00 02/02/2012 16:06



    ROBERTO ROSSELLINI (1916 - 1977)





    Nasce a Roma, l'8 Maggio del 1906.
    Dopo la licenza liceale si dedicò a diverse attività, sempre in ambito cinematografico, come: scenotecnico, montatore e poi sceneggiatore e regista di documentari. Diresse dal 1936 al 1940 alcuni documentari per l'Istituto nazionale Luce.
    Del 1941 è il suo primo lungometraggio. La nave bianca, girato con attori non professionisti. In quegli anni realizzò un paio di film con scarso successo di pubblico: Un pilota ritorna (1942) e L'uomo della croce (1943). Nel 1944-45 l'uscita di: Roma città aperta segna l'inizio del Neorealismo.
    Inizialmente il film fu accolto freddamente dal pubblico e dalla critica, ma ben presto divenne, anche per il pubblico e per i registi internazionali, una nuova via dell'arte cinematografica, grazie al nuovo stile con cui vengono trattati temi di contenuto umano, che riesce a trasformare le immagini spoglie della realtà, in elementi di tragedia. Sempre con lo stesso stile esce nelle sale cinematografiche il film: Paisà (1947), che rappresenta il suo capolavoro, ed esprime le condizioni dell'Italia martoriata dall'avanzare della guerra. Del 1948 è Germania, anno zero che narra la crisi dei valori umani nella Germania del dopoguerra.
    La rivoluzione imposta dal nuovo stile di Rossellini si esprime, oltre che nei contenuti, anche nel modo di muoversi all'interno delle strutture cinematografiche, riuscendo, così, a conquistarsi la liberà di potersi esprimere senza condizionamenti. Dal 1948 al 1954 Rossellini attraversa una fase diversa, nella creazione delle sue opere, e decisamente meno brillante della prima. Di questi anni ricordiamo: Amore, La macchina ammazzacattivi, Stromboli, terra di Dio, Europo '51 e Dov'è la libertà.
    Con: Viaggio in Italia e La paura (entrambi del 1954) trova la sua maturità artistica, a questi film si riferiranno diversi registi francesi.
    Durante un lungo viaggio in India nel 1957, Rossellini si sposa con Sonali Das Gupta e raccoglie molto materiale con il quale realizzerà un film nel 1960: India e diverse trasmissioni televisive.
    Nei primi anni '60 torna a narrare temi legati alla resistenza, con: Il generale Della Rovere (1959), Era notte a Roma (1960) e Viva l'Italia (1961).
    Dal 1965 si dedica ad opere televisive, molto interessanti, quali: Storia del ferro (1965), La presa del potere di Luigi XIV (1967) e Gli atti degli apostoli (1969).
    Se prima si era dedicato alla cronaca, ora si dedica alla storia. Anche con queste opere televisive Rossellini segna una rivoluzione, andando oltre i canoni informativi e televisivi dell'epoca. Rossellini è stato un regista complesso e a volte contraddittorio, autore di alcuni dei film più importanti del cinema contemporaneo. E' sicuramente la figura maggiore del Cinema italiano postbellico, soprattutto per la lezione di stile che ha impartito a generazioni di registi.
    Muore il 3 Giugno del 1977.
    Rispetto alla sua espressione artistica, ci lascia questa testimonianza: Gli ingredienti sono sempre quelli: il mondo e gli uomini. C'è un mondo che appartiene alla fantasia e uno che appartiene alla realtà: quello del documento, del neorealismo; e mi riferisco in questo caso proprio alla realtà più piatta, più polverosa, più umile. Perché per me la ricerca dell'umiltà è la cosa più importante; specie se ci si vuole dare un'etica, se si vuol raggiungere una certa morale.







    FEDERICO FELLINI (1920 - 1993)




    Regista, sceneggiatore, attore e disegnatore di vignette, nasce a Rimini il 20 gennaio 1920.
    Nel 1939, stufo della monotonia della vita di provincia, si trasferisce a Roma (dopo un breve soggiorno a Firenze) dove per mantenersi disegna vignette per i periodici.
    Inizia a scrivere copioni per la radio fino a quando conosce, in un teatro di varietà, uno degli attori più apprezzati del momento: Aldo Fabrizi, con cui compone sketch radiofonici e testi per spettacoli di varietà e film.
    Viene chiamato da Mattioli come autore di gag e da Macario per lo stesso motivo. Durante quel periodo, nel 1943, incontra Giulietta Masina, la donna con cui lavorerà e trascorrerà il resto della sua vita.
    Fellini è considerato una delle figure artistiche più creative e originali del dopoguerra; tra il 1939 e il 1944 lavora in diverse commedie, ma è nel 1945 che arriva il successo: con Roberto Rossellini, firma la sceneggiatura di un film che rimarrà nella storia del cinema italiano come il manifesto ufficiale del neorealismo: Roma Città Aperta, che ha per protagonista una strepitosa Anna Magnani.
    Nei sei anni che seguono, lavorerà soprattutto come sceneggiatore ed aiuto regista, per Rossellini stesso ed altri come Pietro Germi e Alberto Lattuada.
    Nel 1950 realizza il suo primo film come regista al fianco di Alberto Lattuada: Luci del varietà, film in cui la sua regia surreale si fonde perfettamente con il neorealismo.
    Nel 1952 gira Lo Sceicco Bianco, ed inizia la sua lunga collaborazione con il compositore Nino Rota.
    Quello che viene considerato il suo primo capolavoro lo gira nel 1953: I Vitelloni. Il film ambientato a Rimini, racconta la città durante l'inverno, attraverso le vite di un gruppo di amici di estrazione borghese, annoiati e fannulloni che si aggirano bighellonando per le strade del centro e sul lungomare.
    Nel 1954 gira La strada in cui tratta il tema della solitudine dell'uomo contemporaneo.
    Il 1956 è l'anno di Le notti di Cabiria, la cui protagonista, Giulietta Masina, rappresenta una figura femminile patetica, sprovveduta, pura, con tanta voglia di sognare e di credere nel prossimo nonostante venga costantemente calpestata dalla società in cui vive.
    Nel 1959 è la volta de La dolce vita che lo consacra definitivamente come uno dei più grandi registi italiani esistenti; protagonista del film è Marcello Mastroianni. Il film vince la Palma d'Oro al Festival di Cannes.
    Dopo la Palma D'Oro è la volta dell'Oscar con il film 8 e 1/2, che vede di nuovo protagonista Marcello Mastroianni; segue Giulietta degli Spiriti nel 1965.
    Di seguito è riportata la filmografia completa del regista, in cui troverete i titoli dei film degli anni che seguirono.
    La sua ultima opera è La voce della Luna, film del 1990, un sogno a capitoli con cui chiude una carriera segnata dal successo.
    Federico Fellini scompare a Roma il 31 ottobre 1993.






    VITTORIO DE SICA (1901 - 1974)


    Nato a Sora, Frosinone nel 1901.
    Comincia la carriera di attore teatrale nel 1923, presso la compagnia della Pavlova.
    Nel 1933 forma una sua compagnia con la moglie, con cui riscuote notevole successo.
    La sua vera vocazione però è il cinema, infatti, comincia a recitare nei film "borghesi" di Camerini Gli uomini che mascalzoni del 1932, Darò un milione (1935), Il conte Max (1937), Grandi magazzini (1939).
    Nel 1940 realizza la sua prima regia, Rose scarlatte, a cui fanno seguito Maddalena, zero in condotta (1940), Teresa Venerdì (1941), Un garibaldino al convento (1942), I bambini ci guardano (1943).
    Ma soltanto con Sciuscià (1946) la sua vena creativa matura imponendolo come uno dei maestri del neorealismo.
    L'opera fondamentale fu Ladri di biciclette, realizzata nel 1948, che impose il cinema italiano all'attenzione mondiale. La collaborazione con Zavattini, dopo questa prima fortunata esperienza continua con Miracolo a Milano (1950), che riscuote un notevole successo di pubblico e di critica, mentre Umberto D. non viene accolto con lo stesso favore.
    Continuò, nonostante l'impegno nella regia a recitare in opera di altri (Pane amore e fantasia, di Comencini, Il generale Della Rovere di Rossellini).
    Nel 1960 realizza la regia della Ciociara, ma è con Ieri, oggi e domani (1963) che ritrova la sua vena migliore, che infatti vince l'Oscar, e con Matrimonio all'italiana (1964) una trasposizione della commedia di Eduardo De Filippo Filumena Marturano.
    Dopo una crisi di ispirazione durata diversi anni, in cui realizza film di livello mediocre, ritorna al successo con la regia del Giardino dei Finzi-Contini, tratto dal romanzo di Giorgio Bassani, che gli valse l'Oscar nel 1972. Degni di menzione sono Lo chiameremo Andrea (1972), Una breve vacanza (1973), Il viaggio (1974), ispirato a una novella di Pirandello.
    L'opera di De Sica è dominata da uno scoperto romanticismo che permea il reale connotandolo di toni dolci e sfumati.
    Il regista si spegna a Parigi, il 13 novembre 1974, in seguito ad un intervento chirurgico.




    I tre registi insieme
    [Modificato da kamo58 02/02/2012 16:09]
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    kamo58
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    00 08/02/2012 13:05
    LA COMMEDIA ALL'ITALIANA


    Nel bene e nel male la commedia italiana è sempre stata la colonna vertebrale del cinema italiano. Il neorealismo è stato un momento magico ma è durato una sola stagione.
    La commedia ha vestito parecchi abiti e di diverso colore: il "comico-sentimentale", dei "telefoni bianchi", durante gli ultimi anni del ventennio fascista; il "neorealismo rosa" negli anni Cinquanta; la "commedia retrò" negli anni Settanta; la commedia gestita da attori-autori "solisti" negli anni Ottanta. Tutte versioni di puro divertimento, cinema d'evasione. C'è stato però un periodo in cui la commedia è diventata commedia di costume e ha aperto le porte alla realtà. In genere, la sua data di nascita viene fatta risalire al 1958, con I soliti ignoti di Mario Monicelli. Il decennio di massimo splendore coincide con gli anni Sessanta. Il termine spregiativo "commedia all'italiana", è ispirato al titolo di uno dei migliori film del filone, Divorzio all'italiana (1961) e Sedotta e abbandonata (1964) di Pietro Germi.


    Il sorpasso


    Alcuni degli attori più rappresentativi di questo periodo sono: Alberto Sordi, Vittorio Gassman, Ugo Tognazzi, Monica Vitti e Claudia Cardinale. Lungo sarebbe l'elenco dei film che hanno reso popolare questo genere. Di Germi dobbiamo ricordare ancora Sedotta e abbandonata, nonché Signore e signori, il suo film più feroce e graffiante. Del fondatore del genere, Monicelli: La grande guerra, I compagni, L'armata Brancaleone, Vogliamo i colonnelli, Romanzo popolare e Amici miei. Un borghese piccolo piccolo, il film che chiude la lunga stagione, è la storia di un impiegato ministeriale, incaricato di mandare avanti pratiche pensionistiche, che perde il figlio proprio il giorno in cui questi si reca a sostenere l'esame di ammissione allo stesso ministero del padre, vittima accidentale di una rapina a mano armata. Il padre individua l'assassino e invece di denunciarlo alla polizia, lo sequestra e attende la sua morte. Sordi, nel ruolo del protagonista, scoppia in singhiozzi come se la vittima avesse preso il posto del figlio. Il sorpasso (1961) di Dino Risi è un altro film del genere. Questo film respira, come nessun altro, l'aria del tempo in cui è stato realizzato: la stagione del boom economico, esaltante e inquietante ad un tempo. Storia di una gita di ferragosto in macchina, improvvisata da un avventuriero, che vive alla giornata e che si trascina dietro un riluttante ed introverso studente universitario, Il sorpasso arricchisce la commedia di costume con un finale drammatico quasi a previsione della prossima fine di quella stagione di spensieratezza e benessere che l'Italia stava vivendo. Di Dino Risi, oltre a Il sorpasso, Una vita difficile, I mostri, Il gaucho, In nome del popolo italiano, Mordi e fuggi, Profumo di donna.




    Di pari passo con la commedia, si delinea, ad opera di due giovani registi, Federico Fellini e Michelangelo Antonioni, una nuova scuola, che cercava di superare il neorealismo, inaugurando un nuovo modo di comunicare impressioni ed emozioni sul dramma della solitudine umana, con schemi narrativi nuovi ed originali. Appartengono alla produzione di questi due registi opere significative come La strada (Fellini, 1954), Il bidone (Fellini, 1955), Le amiche (Antonioni, 1955), Le notti di Cabiria (Fellini, 1956), Il grido (Antonioni, 1957), La dolce vita (Fellini, 1959), fino ad arrivare alla trilogia di Antonioni sui problemi dell'alienazione L'avventura (1960), La notte (1960), L'eclissi (1961) e ai complessi chiaroscuri psicologici di Otto e mezzo (Fellini, 1961) Giulietta degli spiriti (Fellini, 1965).
    Sulla scia di questi maestri dell'introspezione, il cinema italiano ebbe un risveglio, da un lato ci sono le opere di nuovi registi di ingegno come F. Rosi(La sfida, 1958; Salvatore Giuliano, 1961), A. Pietrangeli (Io la conoscevo bene, 1965), che si ispirarono alla nuda cronaca, e come Valerio Zurlini che trasse temi dalla letteratura (Cronaca familiare, 1962), o come G. Pontecorvo, preoccupato di descrivere le nuove realtà politico - sociali (La battaglia di Algeri, 1966), dall'altro i registi più anziani seppero rinverdire i passati successi (Visconti, Rocco e i suoi fratelli, 1960; Il Gattopardo, 1962; De Sica, Ieri oggi e domani , 1963).

    Un caso a se deve essere considerato Pier Paolo Pasolini, passato con successo dalla letteratura al cinema, nel quale ha portato vaghi echi di istanze sociali e religiose (Accattone, 1961; Il Vangelo secondo Matteo, 1964 e Uccellacci e uccellini, 1966).
    [Modificato da kamo58 08/02/2012 13:06]
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    00 08/02/2012 13:10


    DINO RISI





    Dino Risi nasce a Milano il 23 Dicembre 1916.
    Nel 1940 compie i suoi primi passi nel mondo del cinema lavorando come assistente di Mario Soldati nel film Piccolo mondo antico. Successivamente lavora come aiuto regista per Alberto Lattuada in Giacomo l'idealista (1942).
    Per un periodo, nel dopoguerra, si occupa di recensioni e di documentari.
    Il suo primo lungometraggio è del 1952, anno in cui si trasferisce a Roma e realizza Vacanze con il gangster. Il film successivo, del 1955, Il segno di Venere lo vede cimentarsi con la commedia di costume intrisa d'amarezza.
    Dello stesso anno è Pane amore e... - il terzo capitolo della saga iniziata da Luigi Comencini - con Vittorio De Sica e una bellissima Sophia Loren.
    Il 1956 è l'anno in cui Dino Risi entra ufficialmente nella storia del cinema italiano: gira Poveri ma belli, che vede protagonisti Maurizio Arena e Marisa Allasio. Il film, girato a Roma, racconta le vicissitudini di un gruppo di giovani amici piccolo borghesi, che si cimentano con le prime storie d'amore.
    Nel 1960 e nel 1961 realizza, rispettivamente, Un amore a Roma e A porte chiuse due film drammatici che ottengono poco successo. Dopo queste due opere, è la volta, de Il Sorpasso, una commedia raffinata e sarcastica, I Mostri del 1963, L'ombrellone (1966) e Operazione San Gennaro (1967).
    Il lungo sodalizio artistico con Vittorio Gassman caratterizza gran parte della carriera di Risi: insieme realizzeranno ben 15 film.
    Del 1970 è La moglie del prete con la coppia cinematografica del momento Sophia Loren e Marcello Mastroianni.
    Nel 1975 realizza Telefoni bianchi un film sul cinema ed il fascismo. Nel 1987 è la volta di Il Commissario Lo Gatto un film comico che ha come protagonista Lino Banfi.
    Nel 1993 arriva un riconoscimento dal Festival di Cannes che gli dedica una retrospettiva sulle sue quindici opere più significative.
    Giovani e belli è il film che realizza nel 1996, che ha per protagonista Anna Falchi.
    Del 2000 è il suo ultimo lavoro, una fiction, Bellissime, sul concorso di Miss Italia, interamente girata a Salsomaggiore, in cui il regista rappresenta la storia del nostro Paese, attraverso le paure, le angosce e le speranze delle ragazze che vi partecipano.






    PIETRO GERMI (1914 - 1974)





    Regista cinematografico italiano (Genova 1914 - Roma 1974).
    Esordì nel 1946 con l'interessante film Il testimone, confermando il proprio talento e la vocazione per i soggetti drammatici in Gioventù perduta (1948); ma il suo pieno inserimento nella corrente neorealista, di cui divenne uno dei capiscuola, si ebbe con In nome della legge (1949), opera sulla mafia siciliana diretta con grande sincerità e maturità stilistica.
    Seguirono Il cammino della speranza (1950), sul doloroso calvario dell'espatrio clandestino di un gruppo di emigranti meridionali, e La città si difende (1951), tentativo di film - gangster ambientato in Italia.
    Dopo Il brigante di Tacca del Lupo (1952), sullo sfondo storico della lotta al brigantaggio, il regista si indirizzò verso temi più intimisti a ispirazione sociale e umanitaria nel Ferroviere (1956), acuto e patetico ritratto psicologico di un umile lavoratore, descritto con autentica forza poetica e interpretato dallo stesso regista, protagonista anche in altri suoi film.
    Caratteristiche di genuina e commossa istintività narrativa si ritrovano anche nell'Uomo di paglia (1958), mentre in Un maledetto imbroglio (1959), tratto da Quer pasticciaccio brutto de via Merulana di C. E. Gadda, Germi tornò al film a tinta poliziesca.
    Una svolta decisiva nella varia e complessa tematica del regista si ebbe, a partire dal 1961, con Divorzio all'Italiana, dove la critica di costume si approfondisce unendosi felicemente a una aperta vena ironico-umoristica, nella cornice della mentalità e dei pregiudizi siciliani.
    Il film, che ottenne largo successo, ebbe nel 1964 una replica in Sedotta e abbandonata e, sebbene su uno sfondo sociale e regionale diverso (la borghesia della provincia veneta) e con maggior coloritura farsesca, in Signore e signori (1966).
    Con L'immorale (1967) il regista mise a fuoco una situazione familiare assurda, nascondendo sotto il paradosso satirico una realtà seria e sentita.
    Dopo aver ottenuto un buon successo con Serafino (1968), film d'apoteosi campagnola che si fondava soprattutto sulle doti di simpatia umana e di chiassosa comunicatività del protagonista Adriano Celentano, il regista tentò di ripetere gli stessi temi in Le castagne sono buone (1970), ma con esito discutibile.
    Migliore accoglienza trovò, nel pubblico e nella critica, Alfredo, Alfredo (1972), basato sulle vicende di una giovane coppia. In complesso negli ultimi film si accentuò l'involuzione del cinema di Germi, la cui vena più felice e autentica resta legata al suo primo periodo creativo, nel quale egli, regista tra i più personali e impegnati del cinema italiano ed europeo, colse le contraddizioni della società e dell'uomo con vigorosa spontaneità e con uno stile che trovava la sua forza espressiva e morale proprio in una certa ingenua e rude schiettezza.
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    kamo58
    Post: 5.163
    Sesso: Femminile
    00 08/02/2012 13:13



    MICHELANGELO ANTONIONI




    Nato a Ferrara nel 1912, dopo gli studi universitari in economia e commercio, cominciò a lavorare come critico, passando poi alla sceneggiatura, collabora con Carnè, Les visiteurs du soir.
    Il suo esordio è nel 1947 con il documentario Gente del Po, N.U. (Nettezza Urbana) e L'amorosa menzogna.
    Nel 1950 realizza il suo primo film Cronaca di un amore, quindi curò la regia di un film a episodi sulle inquietudini della gioventù nel secondo dopoguerra, I vinti (1953). Lo stile personale del regista, con il suo rifiuto e la rottura degli schemi narrativi tradizionali, e con i temi molto attuali sull'angoscia dell'uomo moderno, cominciano a delinearsi in modo netto nei film Le amiche (1955), riduzione del romanzo di Cesare Pavese Tra donne sole, e Il grido (1957).
    Ma solo successivamente lo stile e la personalità del regista emergono appieno: L'avventura (1960), La notte (1961), L'eclisse (1962) che affronta il tema della crisi sentimentale e morale fra persone che non riescono a trovare un punto di incontro.
    Deserto rosso (1964), premiato con il Leone d'oro alla Mostra di Venezia, i temi sull'incomunicabilità fra gli uomini, affrontati nei film pongono l'opera di Antonioni fra quelle più significative del cinema degli anni '50 e '60.
    In Blow up, infatti, il rapporto fra ciò che è e ciò che appare, con la conseguente alienazione di chi vive in questa ambivalenza, viene riproposto in un ambiente internazionale, come la Londra della metà degli anni sessanta. Il film vincitore del Gran Premio al Festival di Cannes, spinse Antonioni a tentare una interpretazione sempre in chiave polemica della gioventù americana, in rivolta contro l'autorità dei padri; con Zabriskie Point (1970), il film fu contestato dalla critica che accusò il regista di aver voluto parlare di un ambiente e di problemi a lui sconosciuti.
    Anche il documentario sulla Cina Popolare, realizzato per la televisione nel 1973 raccolse da parte della critica cinese molte critiche.
    In seguito realizza Professione: reporter (1975), un giallo ambiguo e inquietante considerato uno dei migliori film del regista. Per la televisione italiana ha realizzato Il mistero di Oberwald, una curiosa ed originale interpretazione dell'Aquila a due teste di Cocteau, ristabilendo a distanza di tanti anni il sodalizio artistico con Monica Vitti, protagonista di molti suoi film.
    Nel 1982 dirige Identificazione di una donna, e viene premiato al trentacinquesimo Festival di Cannes per la sua opera.
    E' datato 1994 l'ultimo film realizzato dal grande regista, Al di là delle nuvole, all'età di 83 anni, con l'aiuto del collega tedesco Wim Wenders