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L'Annunciata di Palermo è un dipinto olio su tavola (45x34,5 cm) di Antonello da Messina, realizzato intorno al 1476 e conservato a palazzo Abatellis a Palermo.

Dalla sagoma, quasi piramidale, del manto della Vergine, emerge il perfetto ovale del volto e l'asse della composizione è dato dalla verticale che va dalla piega dello scollo all'angolo leggio, ove vengono narrate le profezie che le stanno accadendo; al contrario il lento girare della figura e il gesto della mano, probabilmente posta in segno di benedizione, ma anche di sconvolgimento, danno movimento alla composizione.

Volto ovale proporzionato, profondi occhi neri e zigomi pronunciati, questo è il ritratto di una bellezza mediterranea, al contempo molto umana e astrattamente perfetta.

Gli studiosi leggono qui un'influenza dello stile geometrico-metafisico di Piero della Francesca che il pittore messinese avrebbe incontrato intorno al 1460, circa quindici anni prima della realizzazione della sua Vergine (1470-1475).

La posa è di tre quarti, lo sfondo scuro e la rappresentazione essenziale derivano dai modelli fiamminghi, in particolare da Petrus Christus che forse Antonello conobbe direttamente in Italia. La luce è radente ed illumina l'effigie come se si affacciasse da una nicchia, facendo emergere gradualmente i lineamenti e le sensazioni del personaggio. L'uso dei colori ad olio permette poi un'acuta definizione della luce, con morbidissimi passaggi tonali, che riescono a restituire la diversa consistenza dei materiali.

A differenza delle opere fiamminghe però, Antonello impostò anche una salda impostazione volumetrica della figura, con semplificazioni dello stile "epidermico" dei fiamminghi che permette di concentrarsi su altri aspetti, quali il dato fisiognomico individuale e la componente psicologica.

L'opera rappresenta uno dei traguardi fondamentali della pittura rinascimentale italiana. La purezza formale, lo sguardo magnetico e la mano sospesa in una dimensione astratta ne fanno un capolavoro assoluto.


Altra particolarità, Antonello da Messina mette in scena un'annunciazione senza l'angelo annunciatore. O meglio, non lo si vede, ma la sua presenza è percepibile da alcuni segni. La luce quasi metafisica che illumina il volto di Maria, la mano che stringe il manto, gesto dettato dal timore per l'improvvisa apparizione, lo sguardo attento che la Vergine gli rivolge ruotando impercettibilmente le spalle verso di lui, la pagina del libro mossa da un soffio di vento.