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Realizzato a tempo di record, il monumentale affresco di Signorelli nel Duomo di Orvieto è una delle opere piu' spettacolari del Rinascimento italiano, capace di ispirare persino il geniale lavoro di Michelangelo nella Cappella Sistina.

La Cappella rappresentava un punto spinoso per i committenti della cattedrale, perchè già ripresa e abbandonata piu’ volte nel corso dei decenni precedenti. Edificata all’inizio del Quattrocento sfruttando le vecchie strutture del transetto, la struttura era stata inizialmente affidata al Beato Angelico, che aveva elaborato un vasto programma iconografico sul tema del Giudizio Universale. Tuttavia il frate domenicano non era riuscito a completare il proprio ambizioso disegno, realizzando appena due vele dedicate a Cristo giudice ed ai Profeti. Al suo posto la famiglia Monaldeschi, principale finanziatrice dei lavori della cattedrale, cerco’ di coinvolgere il Perugino, ma senza successo. La mancanza cronica di fondi fece poi slittare le trattative con altri artisti, bloccando la decorazione della Cappella per diversi anni. Signorelli era dunque l’ultima spiaggia degli Orvietani e, per loro fortuna, accetto’ ben volentieri il gravoso incarico. Nel 1499 fu siglato un contratto ufficiale e l’artista si mise subito al lavoro sulle vele incompiute dell’Angelico.




Particolari


Dopo aver decorato la prima campata con gli affreschi dedicati agli Apostoli e agli Angeli con i simboli della Passione, il Signorelli si dedico’ all’affrescatura della volta d’ingresso e delle pareti laterali, producendo un’unica narrazione incentrata sull’Anticristo e sul Giorno del Giudizio. L’argomento è trattato con straordinaria potenza espressiva, ricca di invenzioni visive inquietanti e spettacolari. Molti personaggi sono nudi e mostrano una costruzione anatomica perfetta, capace di sfidare apertamente le successive sperimentazioni figurative michelangiolesche.

Scrive il Vasari sull'arte di Signorelli: La potenza nel fare gli ignudi, nel dare loro il movimento e la vita.


Per rendere piu’ credibile l’idea spirituale dell’Apocalisse, Signorelli si consulto’ spesso con un teologo, ispirando le proprie composizioni all’esegesi diretta dei testi sacri. Ma furono inseriti anche elementi autobiografici negli affreschi: secondo il Vasari, infatti, l’immagine del Cristo morto sarebbe il ritratto del figlio dell’artista, Antonio, morto di peste durante l’esecuzione delle monumentali pitture.

Scrive Vasari a tale proposito: "Addolorato, lo fece spogliare ignudo, e con grandissima costanza d'animo, senza piancgere o gettare lacrima, lo ritrasse, per vedere sempre che volesse, mediante delle sue mani, quello che la natura aveva dato e tolto la nimica fortuna".

Signorelli si rappresentò invece nell'affresco dell'Anticristo a Orvieto, accanto la Beato Angelico, vestito di velluto nero, da gentiluomo.

I lavori nella Cappella terminarono intorno al 1506. La grandiosa austerità dell’opera, simile alle descrizioni asciutte della Divina Commedia, incontro’ subito il favore dei contemporanei, specialmente per la sintesi perfetta di azione ed emozione. Pare che lo stesso Michelangelo esprimesse grande apprezzamento per lo straordinario realismo del collega, usando i suoi modelli per i complicati affreschi della Cappella Sistina.

il Giudizio Universale continua a rappresentare una delle vette piu’ alte della pittura rinascimentale, capace di reinterpretare la tradizionale arte sacra secondo canoni nuovi, legati al naturalismo figurativo e alla brillantezza cromatica.



Giudizio Universale di Michelangelo - Cappella Sistina a Roma
[Modificato da kamo58 15/03/2012 16:42]