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Opera diKlimt (Signora con cappello e boa) che è anche la copertina del libro dell'Adelphi.


Incipit

In mattinata il generale si soffermò a lungo nella cantina del vigneto. Vi si era recato all'alba insieme al vignaiolo perché due botti del suo vino avevano cominciato a fermentare. Quando finì di imbottigliarlo e fece ritorno a casa, erano già le undici passate. Ai piedi delle colonne, sotto il portico lastricato di pietre umide ricoperte di muffa, lo attendeva il guardiacaccia, che porse una lettera al padrone appena arrivato.

«Cosa vuoi?» disse il generale, e si arrestò con aria seccata. Spinse indietro sulla fronte il cappello di paglia a tesa larga che gli ombreggiava il viso arrossato. Da anni ormai non apriva né leggeva lettere. La corrispondenza veniva aperta e selezionata da un impiegato nell'ufficio dell'intendente.

«L'ha portata un messo» disse il guardiacaccia, e rimase fermo sull'attenti.

Il generale riconobbe la grafia, prese la lettera e se la ficcò in tasca.



La storia di due amici ,Henrik e Konrad, la loro è un’amicizia profonda, fraterna, un bel giorno le loro vite si dividono, si rivedono dopo quarantun anni, perché tanto è il tempo che deve passare affinché i due possano di nuovo incontrarsi. È successo tutto in un giorno, Konrad scappa ai Tropici, Enrik invece non si muove dalla sua enorme ed elegante casa.

Dopo quarantun anni di attesa ecco che Konrad torna “[..] sei tornato perché non potevi fare diversamente” gli dice l’amico Henrik, “e sapevamo entrambi che ci saremmo incontrati ancora una volta,[..] perché un segreto come quello che esiste fra me e te possiede una forza singolare. Una forza che brucia il tessuto della vita come una radiazione maligna, ma al tempo stesso dà calore alla vita e la mantiene in tensione”.Il generale Henrik accoglierà l’amico nella stessa stanza dove si erano incontrati l’ultima volta, prima della sua partenza, allora c’era anche Krisztina, la giovane moglie del generale, l’ombra di lei continua a riaffiorare e a vivere non solo nei ricordi, ma in tutta la casa. Il generale che ricorda ogni minimo particolare dell’ultima volta che i tre sono stati insieme, chiama Nini, l’anziana balia che lo ha visto nascere, e dispone che tutto sia come quella sera di quarantun anni fa. La tavola era apparecchiata col servizio di porcellana francese, e il vaso azzurro di cristallo era pieno di dalie. Nini con commozione esegue gli ordini. “Che cosa gli vuoi strappare? chiede Nini al generale “La verità” ripetè e tacque”.Quale verità sta cercando quest’uomo? Cos’è che deve chiedere all’amico Konrad dopo tanta attesa?

Un fuoco brucia poche ore, poi si spegne. Le fiamme si trasformano in braci e lentamente si raffreddano e diventano cenere, che il vento disperde. Le braci conservano il calore delle fiamme, la loro forza, senza più essere fuoco. Come ne perpetuassero la memoria.
Il libro di Màrai è un libro sulla memoria. La memoria del fuoco di una passione che si è spenta trasformandosi in tiepide braci. Il calore di una passione che avvelena il sangue e acceca la mente, il tepore di una rivincita attesa a lungo. La memoria come senso di sopravvivenza a se stessi e al mondo, che perde la memoria giorno per giorno e si affida inutilmente agli uomini per recuperarla.

Henrik e Konrad sono amici – di quelle amicizie che forse solo nei libri si riesce a trovare – e amano la stessa donna, Krisztina, che è moglie di Henrik. Opposti sentimenti, il tradimento, il desiderio, la tentazione dell’omicidio. Poi Konrad sceglie la fuga e i due amici/rivali si ritrovano a 41 anni di distanza. Il fuoco della passione è diventato brace, alimentata dall’alito dei ricordi di Henrik, che l’hanno tenuta viva con una cura e un’attenzione maniacali. Il tempo trascorso ha cambiato il mondo; i volti, i suoni, gli odori che hanno fatto da sfondo alla gioventù dei protagonisti non esistono più. Krisztina è morta. Henrik e Konrad sono superstiti di un’epoca ormai scomparsa: la Vienna splendida di fine impero, la Vienna di Francesco Giuseppe, degli Strauss, di Klimt. La grande cultura mitteleuropea, sepolta sotto le ceneri delle Grande Guerra. E si accorgono alle soglie di un nuovo sanguinoso conflitto con un senso di smarrimento e distacco che li rende inadatti, a tratti patetici e a tratti malinconici, ostinatamente abbarbicati ad una dignità che non hanno più ragione d’essere.
Ha senso mantenere accese per tanti anni le braci delle passioni umane? Che valgono gli amori e i tradimenti di singoli uomini a fronte delle grandi tragedie dell’umanità intera?
L’incontro/scontro tra Konrad e Heinrik si tramuta in un lungo monologo di quest’ultimo. Ci sono domande alle quali non è ancora riuscito a rispondere. Sono le domande che porrà a Konrad, l’unico che può scoprire l’ultimo velo. Poi il tempo proseguirà per la sua strada, abbandonando i protagonisti alla loro solitudine. Al silenzio della morte.

[Modificato da kamo58 15/03/2012 17:07]