00 31/05/2012 18:46


Botero

Il gioco di deformazione della realtà attuato da Botero si estende anche ai soggetti della pittura tradizionale: il “Ratto d’Europa” diventa un circo-corrida con Donna Cannone-toreador e Toro Cannone vittima.





Guido Reni


"Il ratto d'Europa" raffigurato in alto (a colori): Attualmente a Londra, facente parte della Collezione Mahon, un dipinto realizzato con tecnica ad olio su tela (174 x 124 -129?). Il primo acquisto documentato fu fatto dall'inglese Sir Jacob De Bouverie nel 1741; da questi passò al figlio, il primo conte di Radnor, per rimanere esposto nel castello Longford dei conti di Radnor per oltre due secoli, sino al 1945. Il Mahon (1947), evidenziando il pregio poetico della diffusa luminescenza che circondava la figura, fu il primo a pubblicare l'autografia del dipinto, trovando ampi consensi nella critica del periodo, e quella degli anni che seguirono.

Dagli scritti del critico Malvasia, si rileva che l'artista realizzò tre diverse versioni con lo stesso tema: una commissionata da Carlo I d'Inghilterra, una richiesta da una famiglia spagnola tramite il duca di Guastalla, una terza per Ladislao IV di Polonia, che nel 1640, in una lettera – citando il dipinto – ringraziava il Reni. Oggi si conoscono soltanto la versione in esame e quella sotto riportata in bianco e nero (custodita all'Ermitage, Leningrado), entrambe autorevolmente attribuite al pittore. Ma mancano gli elementi per poter stabilire a quale versione si fossero riferite le citazioni degli studiosi.



(in bianco e nero): Attualmente all'Ermitage di Leningrado, un dipinto realizzato con tecnica ad olio su tela dalle dimensioni di 114,5 X 88,5 cm. Trattasi di una versione che rappresenta una parte del dipinto di Mahon, che fu acquistata dalla collezione di R. Oudney di Londra nel 1779. Anche questa versione venne venne assegnata all'artista ed inserita fra le opere autografe del Reni nei cataloghi del museo russo.

fonte: frammentiarte.it