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Parliamo di aforismi

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    kamo58
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    00 18/05/2012 09:43


    Ippocrate



    Esiste una definizione di aforisma? Gli aforismi – dal greco ἁπφορισμός, definizione – sono frasi che riassumono in poche parole e in forma di sentenza il succo di precedenti osservazioni o che, più genericamente, affermano una verità, una regola o una massima di vita pratica.

    In sostanza, gli aforismi sono massime e sentenze che, in poche e dense parole, distillano il risultato di osservazioni, considerazioni, esperienze. Ancor più brevemente: gli aforismi sono sintetiche massime, che esprimono una norma di vita o addirittura una sentenza filosofica.

    Qualche esempio di aforismi? Ne scegliamo alcuni che hanno per protagonisti proprio gli aforismi stessi. Cominciamo da Lichtenberg: “Consiglio di usare gli aforismi come uno specchio per osservare se stessi e non come un cannocchiale attraverso cui guardare gli altri”. Continuiamo con Krauss: “Gli aforismi non coincidono mai con la verità: o sono una mezza verità o sono una verità e mezza”. Laub: “L’aforisma è molto apprezzato perché contiene mezza verità, cioè una percentuale non indifferente”. Chiudiamo con il nostro Papini: “Gli aforismi sono verità dette in poche parole, epperò dette in modo da stupire più di una menzogna”.

    Insomma: gli aforismi durano poco più di un istante, cioè il tempo della loro fulminea lettura. Ma la loro forza è grande e risiede non nel rumore della loro rappresentazione, ma nei silenzi pensosi che la seguono.



    Guicciardini


    A seconda del periodo storico e degli autori, gli aforismi hanno assunto nomi diversi. In effetti, il termine aforismi solo recentemente ha messo d’accordo tutti (o quasi). Succede così che gli aforismi venissero chiamati ricordi da Guicciardini, pensieri da Tassoni e Tommaseo, avvedimenti da Lottini, proposizioni da Speciano, degnità o assiomi da Vico, massime o sentenze da Mazzucchelli. E questo solo tra gli autori di aforismi italiani!

    Anche nel Novecento non si è scherzato. E così gli aforismi diventano barche capovolte per Tozzi, frantumi o fosforescenze per Boine, asterischi o fuochi fatui – il più bel nome alternativo degli aforismi! – per Sbarbaro, scorciatoie per Saba, errori per Flaiano, schegge per Papini e minime per Morandotti.



    lichtenberg

    Temi degli aforismi di ogni epoca riguardano soprattutto i vizi, le virtù e le passioni umane. Ogni epoca ha poi posto l’accento su alcuni di questi argomenti piuttosto che su altri. Per esempio, nel Cinquecento e nel Seicento troviamo molti aforismi che trattano il tema della prudenza. Invece, nell’Ottocento e nel Novecento, vi è una vera e propria fioritura dell’aforisma che ha per argomento la misoginia.

    Quanto al tono degli aforismi, si può ben dire che anch’esso sia molto variabile. Ne esistono infatti di ironici e scherzosi, ma anche di rabbiosamente pessimisti. Altri possono definirsi amari in modo spietato. Altri ancora paradossali, sarcastici o addirittura boccacceschi. Insomma: la varietà di toni degli aforismi è ampia quanto la varietà di emozioni umane.

    La prima e fondamentale caratteristica degli aforismi è la brevità: tutto il significato di un aforisma è espresso con poche parole. Cioè: gli aforismi fondono la massima ricchezza di senso con la massima economia verbale.

    Ma ci sono limiti di lunghezza per un aforisma? Non c’è una regola. Esistono aforismi di una sola parola – detti micro aforismi – e massime di oltre cento parole. La brevità resta comunque la loro caratteristica essenziale, al punto che, per aforismi molto lunghi, si preferisce parlare di scritti di stile aforistico.

    Una seconda evidenza stilistica degli aforismi è il loro isolamento testuale. Gli aforismi sono infatti separati dai testi o dalle massime adiacenti, solitamente con uno spazio bianco o con un segno tipografico.

    Lo stile aforistico richiede inoltre che le sentenze siano sempre scritte in forma prosastica. Quindi, non si può parlare di aforismi in caso di testi in versi, per quanto brevi o isolati essi siano.

    La quarta e ultima caratteristica identificativa degli aforismi è il loro effetto sorpresa. Essi suscitano appunto sorpresa nel lettore. Una sorpresa che può scaturire o dalla loro specifica forma stilistica o dal loro significato espresso.

    Gli aforismi sono parenti stretti della filosofia. Molti filosofi hanno infatti scelto di affidarsi a questo genere letterario per esprimere il loro pensiero. Ne sono esempi illustri Nietzsche, con il suo Il crepuscolo degli idoli, e Leopardi – erroneamente considerato dai più solo un poeta –, con il suo Zibaldone.

    Autentica medicina dell'uomo, gli aforismi curano da sempre l’anima afflitta di noi tutti. Rappresentano infatti un aiuto che l'uomo offre a un altro uomo, il conforto che l'esperienza può dare a chi ancora non ce l’ha, una guida per evitare gli errori o per rimediarli. In questo risiede il grande valore terapeutico degli aforismi, a patto che non la pensiate come Voltaire: “I saggi di tutti i tempi hanno in genere sempre detto le stesse cose, e gli uomini di tutti i tempi hanno sempre fatto le stesse cose, cioè il contrario”.


    aforismi-citazioni.it
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    kamo58
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    Sesso: Femminile
    00 19/05/2012 11:24
    La storia degli aforismi


    Forse, la più antica raccolta di aforismi è quella del famoso medico greco Ippocrate di Kos (460 a.C. circa – 370 a.C. circa). Ippocrate compose i suoi Aforismi intorno al 415 a.C. Concisione a parte, le brevi riflessioni di Ippocrate hanno poco in comune con il significato moderno del termine aforisma. In effetti, gli Aforismi di Ippocrate sono un prontuario dei sintomi e dei decorsi delle malattie allora classificate, ciò che oggi chiameremmo un manuale di diagnostica e prognostica medica. Un esempio su tutti è l’aforisma seguente, usato tutt’oggi: “Nelle malattie estreme i rimedi estremi sono i più efficaci”.



    Il primo testo di aforismi in senso moderno è I ricordi – o Colloqui con se stesso – dell’imperatore romano Marco Aurelio Antonino (121 – 180). In quest'opera, che è anche un testo fondamentale della filosofia stoica romana, l'imperatore trasferì le sue riflessioni sulla condotta dell'uomo verso se stesso e gli altri e sul suo atteggiamento nei confronti della vita e della morte. Si tratta perciò di una raccolta di aforismi – alcuni dei quali decisamente lunghi – a forte connotazione etica.

    Nei secoli successivi, sempre più autori presero a scrivere aforismi, dando pregio e diffusione a questo genere letterario.




    Vauvenargues


    Da segnalare I Saggi di Montagne (1533 – 1592), vere e proprie perle di saggezza universale, di lunghezza molto variabile. Un’opera sublime, che classificare come raccolta di aforismi è senz’altro riduttivo e probabilmente anche scorretto, e che fu pubblicata per la prima volta nel 1580.

    Un periodo molto fertile per la scrittura di aforismi fu quello tra il Seicento e il Settecento. Grazie soprattutto ad alcuni autori francesi – i cosiddetti Moralisti Francesi –, nacque un nuovo genere letterario, quello delle massime moralistiche (o aforismi moralistici). Tra le opere più importanti di questi aforisti ci sono le Massime di La Rochefoucauld (1613 – 1680), I caratteri di La Bruyère (1645 – 1696), le Riflessioni e massime di Vauvenargues (1715 – 1747), le Massime e pensieri di Chamfort (1741 – 1794). Massime moralistiche e aforismi hanno più caratteristiche comuni: per esempio, condividono arguzia e brevità dei contenuti. L’unica differenza è che le massime, in misura maggiore degli aforismi, indagano soprattutto la natura umana e il comportamento degli uomini nella società e hanno intento etico.

    Notevole anche il contributo di Pascal (1623 – 1662), autore de I pensieri, i cui aforismi costituiscono una profonda analisi della condizione umana, in rapporto alla verità divina rivelata dalla fede cristiana.

    Altrettanto rimarchevole Lo scandaglio dell’anima, raccolta di aforismi di Lichtenberg (1742 – 1799), autorevole scienziato e scrittore tedesco.

    Alla fine del Settecento, grazie a Schlegel (1772 – 1829) e a Novalis (1772 – 1801), la storia degli aforismi si arricchisce di un nuovo capitolo. Questi autori teorizzano che il grande valore degli aforismi sta nella loro immediatezza, nella loro possibilità di esprimere profonde verità soggettive attraverso illuminazioni improvvise. Per questi scrittori, gli aforismi non sono più il distillato di un sapere universale, la sintesi di profonde riflessioni e di esperienze di vita, ma frammenti tanto rapidi quanto geniali che rivelano soltanto la sensibilità e la psicologia del loro autore. In questo senso, gli aforismi possono essere considerati uno dei ponti che conduce all’Esistenzialismo novecentesco.




    Nietzsche

    È nella seconda metà dell'Ottocento, grazie al filosofo tedesco Nietzsche (1844 – 1900) e al suo Il crepuscolo degli idoli, che gli aforismi si configurano come un vero e proprio genere letterario. Ma lasciamo la parola a Nietzsche: “Gli aforismi, le sentenze (…) rappresentano le forme dell'eternità; la mia ambizione è dire in dieci frasi ciò che chiunque altro dice in un libro intero, ciò che chiunque altro non dice in un libro intero”.

    Un’autorevole conferma dell’assoluto valore letterario degli aforismi viene anche da Leopardi (1798 – 1837) e dal suo Zibaldone. Opera di enorme potenza speculativa, lo Zibaldone trabocca di brevi riflessioni e appunti di un autore capace di creare aforismi di splendente ed eterna bellezza.


    Nel Novecento, la diffusione degli aforismi conosce il suo vertice. Gli scrittori di aforismi proliferano in ogni Paese. Tra i più apprezzati, annoveriamo Krauss (1874 – 1936), Cioran (1911 – 1995), Lec (1909 – 1966) e i nostri Flaiano (1910 – 1972) e Longanesi (1905 – 1957). Come spiegare il grande sviluppo degli aforismi nel Novecento? L’epoca moderna è l’epoca dell’Io frammentato, del problema dell’identità. Dunque, quale mezzo più efficace degli aforismi per rappresentare questo pulviscolo di identità spezzettate?

    Da segnalare che, nel Novecento, con la nascita dei movimenti di avanguardia europei come Dada e Surrealismo, gli aforismi assumono una connotazione speciale. Gli aforismi diventano infatti frasi senza senso, semplici giochi verbali, ma anche proclami folgoranti, annunci di penetrante sintesi. Un esperimento artistico di indubbio valore e interesse, che ci mostra la grande versatilità degli aforismi.

    [Modificato da kamo58 19/05/2012 11:25]
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    kamo58
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    00 09/12/2014 13:16
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