Autoritratto
Delacroix fu definito "principe dei romantici" e al contempo "puro classico", proprio per la varietà di temi proposti e per l'intensità che sprigionano, e proprio per questa ambivalenza, spesso voluta, ispirò artisti di stile molto diverso. Comunque, è predominante il suo carattere romantico, che vuole l'esplosione di colore e di sentimento, che vuole colpire al cuore lo spettatore e farlo vivere con trasporto il movimento e la tragicità della scena. La sua pittura non risparmia niente a chi guarda: la sua pittura vuole scavare un solco.
Ha uno spiccato gusto per l’esotismo dei colori accesi e fiammeggianti che ricordano i colori dei pittori veneti, però con uno sguardo a Rubens.
E’ stato un pittore francese, esponente di punta del movimento romantico.
Fu allievo anche di Guerin ed ebbe la possibilità di conoscere Gèricault . Fu grande amico di C.Baudelaire . L'artista amava anche scrivere.
Gli esordi artistici di Delacroix si collocano attorno al 1822, quando il suo dipinto La barca di Dante (1822, Louvre, Parigi) fu accettato al Salon (l'esposizione ufficiale di pittura) di Parigi. La sua arte si impose tuttavia all'attenzione del pubblico solo qualche anno dopo, con il dipinto Il massacro di Scio (1823-1825, Louvre), che rappresenta un episodio sanguinoso della guerra di liberazione dei greci dalla dominazione turca. L'opera suscitò un forte scalpore, per la mancanza di un asse centrale della composizione, strutturata piuttosto per linee oblique e tendente a dilatare lo spazio della rappresentazione oltre i confini della tela, tagliando a metà le figure laterali. La scelta del soggetto si spiega con l'interesse romantico per i moti indipendentisti, letti più come espressione eroica dell'amor di patria che nella loro valenza politica.
La barca di Dante
Il quadro raffigura Dante e Virgilio, traghettati oltre il lago dell'Inferno, mentre le anime dei dannati cercano di assalire la barca. Notevole è la ripresa di Gericault per la struttura: il tutto è infatti giocato su una costruzione piramidale che però manca anche in questo caso di una base stabile. Sono molto forti e ben resi i rossi dell'incendio. Si avverte un grande senso di disperazione e violenza ma anche una grande stabilità data dai volti di Dante e Virgilio.
Massacro di Scio
Si richiama ad un fatto contemporaneo, ossia la strage per mano turca di circa ventimila Greci che combattevano per l’indipendenza del loro paese sottomesso (Byron stesso scese accanto ai greci nel campo di battaglia, perdendovi la vita).
Delacroix si orienta verso un utilizzo diverso della luce, che si fonde con le tonalità più calde e teatrali da lui preferite in quel periodo. L’opera presenta analogie con dipinti di artisti a lui contemporanei quali gli l’UFFICIALE DEI CAVALLEGGERI DELLA GUARDIA IMPERIALE ALLA CARICA di Géricault. Il grande realismo di questa scena, popolata da figure sofferenti, che preannuncia già l’interesse per il Marocco e che si inserisce nell’orientamento latente dell’epoca, fa comprendere il motivo per il quale il MASSACRO DI SCIO è considerato come una delle creazioni più interessanti di quel periodo