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La vendemmia è sempre stata celebrata con sagre, assaggi in cantina e ricorrenze varie.
Il gran momento della maturazione e della raccolta dell’uva è tradizione festosa, fatta di solito in giornate di caldo umido, con le mani sporche di mosto e le braccia stanche di ripetere gli stessi movimenti. Già nell’antica Roma, con feste in onore di Bacco , si solennizzava l’uva deposta in cantina e il suo primo mosto. Nella società contadina, la data d'inizio della vendemmia era stabilita dal "capoccia", che grazie a ripetuti assaggi valutava la ricchezza zuccherina degli acini. Intere famiglie si spostavano di podere in podere, gareggiando nel chi vendemmiava prima il filare assegnato. Un albero come l’olmo era il testucchio sul quale si appoggiavano le viti, per questo i grappoli, che stavano molto in alto, erano raccolti per mezzo di scale e panieri con uncino. Dai cesti, le uve, prima buttate nelle bigonce in cima al campo, erano poi trasportate alla cantina col carro trainato dai buoi. Nel passato, l’uva costituiva una risorsa alimentare importante non solo per il vino che offriva. Con i suoi chicchi ben allineati sulla pasta di pane, si realizzava la classica ricetta contadina della schiacciata. Con il suo primo dono, il succo non fermentato, si otteneva una bevanda rinfrescante, oppure con il mosto fresco di giornata, fatto cuocere lentamente assieme a noci, fichi o mele, si preparava la sapa, una sorta di sciroppo conservato in bottiglie e utilizzato per varie preparazioni.

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