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Il linguaggio del cibo nelle fiabe di magia

Ultimo Aggiornamento: 19/01/2012 15:54
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19/01/2012 15:54
 
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La casetta di Hansel e Gretel descritta dai fratelli Grimm è fatta semplicemente di pane e focaccia e ha le finestre di zucchero trasparente: una immagine che nessuno dimentica, tanto è incredibilmente attraente e tentatrice. Secondo un’interpretazione antropologica, tutte le case che si incontrano nelle fiabe in mezzo al bosco sarebbero il residuo di quelle case per uomini dove avvenivano i riti di iniziazione. In Hansel e Gretel la sfrenata ghiottoneria diventa distruttiva e i due fratellini rischiano di finire nel forno della strega. I bambini che erano stati abbandonati nel bosco ed erano affamati, non resistono ad avventarsi su quella fragrante ed appetitosa casa. La fame gioca brutti scherzi e l’ istinto non lascia spazio alla riflessione. La strega, che vuole solo mangiarseli, li attira in una trappola che rischia di diventare mortale. Aiutati dalla razionalità Hansel e Gretel scoprono il pericolo e nel forno finisce la strega, che rappresenta il cieco istinto, superato e dominato. Il forno è dunque un simbolo doppio e le fiabe conservano memoria della sua duplice funzione:

a) luogo sacro, legato ad una dimensione magica e propiziatoria, poiché trasforma i cibi in alimenti;

b) strumento di morte.

Le fiabe documentano anche l’importanza che la gastronomia aveva nei giorni di festa e nelle grandi occasioni. Ogni evento importante è sottolineato da un ricchissimo pranzo in cui sono previsti, in funzione propiziatoria*. I pranzi tradizionali prevedevano nel menù buoi arrosto,ripieni di anatre e di polli, ciambelline e maritozzi.Vengono raccontate sfide gastronomiche, durante le quali venivano messi alla prova le disponibilità finanziare dei protagonisti e le loro capacità fisiche (chi mangia di più).Un pranzo, infatti, non è un semplice atto durante il quale ci si alimenta ma è un linguaggio. Le pratiche alimentari, i sistemi di nutrizione, le maniere a tavola costituiscono un modo di esprimersi attraverso il quale una società traduce le proprie inclinazioni fondamentali e rivela le proprie segrete contraddizioni. In alcuni saggi sulla psicologia della alimentazioni contemporanea, Roland Bartles ha definito il comportamento alimentare un sistema di comunicazione”. Bartles sostiene che generalmente si parla di cibo solo in termini di bisogno, di piacere, di dietetica o di economia. I cibi, però, non sono solo sostanze, sono anche “Istituzione” e come tali implicano, fatalmente, immagini, sogni, tabù, scelte, valori. I cibi sono anche segni delle situazioni in cui vengono consumati ed è l’uso che dà il significato a questi segni . Tanto è vero che il pane nero, per anni usato per esprimere semplicità, povertà ed indigenza, (vedi: “la bella Caterina”) è oggi simbolo di raffinata agiatezza. Il pranzo ricorda, ad esempio, anche che la società è un ordine fondato sulla differenza.Il posto a tavola è determinato in base all’importanza ed ai rapporti esistenti tra chi partecipa, ad esempio, la maggiore o minore vicinanza al padrone di casa rappresenta il grado di potere del singolo. In ogni pranzo importante l’assegnazione dei posti, che segue un protocollo ben preciso, è rigorosa e molto indicativa.

La tavola nelle fiabe è anche luogo di punizione e di incidenti.

Il re del monte d’oro, dell’omonima fiaba dei fratelli Grimm, per punire la moglie infedele le fa scomparire le vivande, dopo aver indossato un mantello che rende invisibili.

Nella “bella addormentata nel bosco”, per un posto non segnato a tavolo, la principessa rischia addirittura di morire.

Il re e la regina dopo anni di attesa hanno avuto una figlia e festeggiano con un banchetto sfarzosissimo il lieto evento.

Purtroppo il re dimentica di far invitare una fata che vive da anni chiusa nella sua torre.

Il pranzo è veramente degno di re e di fate, tanto che i posti a tavola sono stati apparecchiati con astucci d’oro massiccio, dove trovano posto cucchiai, forchette e coltelli d’oro finissimo e tempestati di diamanti. La fata arriva e non trova il suo coperto; offesa decide di vendicarsi uccidendo la principessa. La fata più giovane riesce, però, a mitigare la sentenza, trasformando la condanna a morte in un lunghissimo sonno di cento anni.

La preparazione della tavola, che nei banchetti regali richiede un grande dispendio di energia, a volte è magicamente semplificata: ad alcuni basta dire: “Tavolino apparecchiati!” per vedere apparire vassoi di lesso e di arrosto, vino rosso e cibi squisiti.

A volte basta una tovaglia alla quale impartire una formula magica: “Apriti tovaglia”, per vedere comparire a volontà vivande che fumano ben calde (“Antuono”).

Anche il personale addetto alla preparazione della tavola muta con le circostanze:a volte sono camerieri, a volte servitori invisibili, a volte animali magici. Nelle fiabe vi sono alcune descrizioni che fanno pensare a vere e proprie messe in scena di cibi.
Per quanto riguarda i partecipanti ai banchetti non c’è da meravigliarsi di nulla: uomini, animali, sirene,gnomi, orchi, streghe, principesse educate e raffinate e rozzi villani.
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