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Piselli le perle verdi

Ultimo Aggiornamento: 04/05/2012 10:28
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04/05/2012 10:28
 
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Simbolo di fortuna e prosperità, in passato i fiori bianchi e gialli di questa leguminosa venivano intrecciati in ghirlande beneauguranti per le spose, mentre le sfere verdi del baccello erano una delle principali fonti di nutrimento.
Sono fra i legumi coltivati e consumati da più tempo dall’uomo. In Asia Minore pare si conoscessero fin dal seimila a.C., ma erano certamente alimento di Greci, Etruschi e Romani. Nella letteratura gastronomica compaiono per la prima volta in Francia, secchi in una specie di purè al latte, ne Le viandier.
In Italia, intorno al 1450, Mastro Martino da Como inserisce i piselli in una ricetta che resta tra le più tipiche, cioè quella che li vede accompagnati da pancetta e prosciutto.
In seguito, fu proprio dall’Italia che nuove piante di piselli teneri e dolci arrivarono alla corte di Luigi XIV. Così Madame de Maintenon (amante del re) ne scriveva al cardinale di Noalles nel 1696: “La vicenda dei piselli dura ancora: l’impazienza di mangiare, il piacere di averne mangiato e la gioia di mangiarne di nuovo sono le sole tre cose di cui i nostri principi si occupano da quattro giorni…”.
Nella tradizione italiana i piselli hanno un posto di rilievo soprattutto freschi (oggi anche surgelati utilizzabili come freschi). Tre le tipologie, diverse secondo le dimensioni, che contano ben 250 varietà dai nomi più curiosi: telefono rampicante, espresso generoso o meraviglia d'estate. Come tutti i legumi, i piselli sono particolarmente nutrienti, ricchi di proteine, vitamine e sali minerali.


Gregor Mendel, fondatore della genetica, utilizzò i piselli durante i suoi esperimenti sulla trasmissione dei caratteri. Si rivelò una scelta redditizia, visto che oltre a essere una pianta di facile coltivazione, è capace anche di autoimpollinarsi, ma soprattutto perché molti dei geni della pianta sono localizzati in cromosomi diversi, caratteristica essenziale per lo studio sulla trasmissione dei caratteri.

Mendel, dopo sette anni di selezione, identificò sette "Linee pure": sette varietà di pisello che differivano per caratteri estremamente visibili (forma del seme: liscio o rugoso; colore del seme giallo o verde). Proprio le caratteristiche di tale pianta (Pisum sativum) si prestavano particolarmente allo studio, unitamente a un semplice sistema riproduttivo, grazie al quale il monaco poteva impollinare a piacimento i suoi vegetali. Operò con un vastissimo numero di esemplari perché sapeva che le leggi della probabilità si manifestano sui grandi numeri.

Mendel prese due varietà di piante di pisello completamente diverse, appartenenti alle cosiddette linee pure (ovvero quelle nelle quali l'aspetto è rimasto costante dopo numerose generazioni) e iniziò ad incrociarle per caratteri specularmente diversi: ad esempio, una pianta a fiori rossi con una pianta a fiori bianchi. Notò che la prima generazione filiale (detta anche F1) manifestava soltanto uno dei caratteri delle generazioni parentali (detta anche P) e ne dedusse che uno dei due caratteri doveva essere dominante rispetto all'altro: da questa osservazione trae origine la legge sull'uniformità degli ibridi. Incrociando poi tra loro le piante della generazione F1, Mendel osservò, in parte della successiva generazione, la ricomparsa di caratteri "persi" nella F1 e capì quindi che essi non erano realmente scomparsi, bensì erano stati "oscurati" da quello dominante. Osservando la periodicità della seconda generazione filiale o F2, (tre esemplari mostrano il gene dominante e uno il gene recessivo) Mendel portò le scoperte ancora più avanti:

L'esistenza dei geni (detti da lui caratteri determinanti ereditari);
I fenotipi alternativi presenti nella F2 sono definiti da forme diverse dello stesso gene: tali forme sono chiamate alleli;
per dare origine alla periodicità della F2 ogni tipo di gene deve essere presente, nelle piante di pisello adulte, con due coppie per cellula che si segregano al momento della produzione dei gameti.


fonti: taccuinistorici.it e wikipedia
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