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L'uovo nella storia con un pizzico di eros

Ultimo Aggiornamento: 01/02/2016 11:53
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28/06/2012 10:45
 
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L'uovo è fin dai tempi più antichi un simbolo vitale e positivo. Emblema di vita nuova, metafora di rinascita dei corpi e della natura. Questi significati gli sono stati attribuiti in tutti i continenti e nelle tradizioni più antiche, tanto che per celebrare l'arrivo della bella stagione (primavera) si usava mangiare uova.

Presente già nella cucina egizia, l'uovo è cibo antichissimo. I Greci lo consumavano fin dall'età di Pericle. I Romani lo usavano sia per i dolci che per i contorni di salse, oltre a considerarlo un eccellente alimento di colazione. E' probabile che anche gli Etruschi avessero le stesse abitudini, dal momento che nelle scene tombali di banchetto si ammirano i commensali mentre tengono in mano un uovo, metafora sia alimentare che dell'inizio di un percorso del defunto nell'oltretomba.
L'espressione "de ovo usque ad mala" ovvero "dall'uovo alla mela" indica la completezza di una azione, alludendo alla tradizione classica di cominciare il banchetto con un uovo e concluderlo con la mela.
I primi cristiani raffiguravano come metafora della Resurrezione un pulcino nell'atto di uscire dall'uovo, e nelle tombe dei martiri rinchiudevano forme ovoidali per alludere alla rinascita dopo la morte.

L’uso delle uova andò sempre più diffondendosi nel corso drel Medioevo. Per la nota duttilità del loro impiego venivano utilizzate sia per legare e insaporire le varie pietanze in cucina, sia come pietanza a sé preparate nelle forme più varie.

Visto il largo consumo e l’ottimo gradimento sorse la necessità della loro conservazione per i periodi di scarsa prolificità delle galline. Molte erano a tal fine le pratiche. Innanzitutto occorrevano uova non fecondate, prodotte da galline che non avessero avuto contatti da almeno 30 giorni con il gallo. Questa tipologia di uovo, per impedire l’evaporazione delle sostanze interne attraverso i pori del guscio, veniva messa sotto segatura, cenere, sale, sabbia, olio, o acqua e calce. Si credeva che uno dei metodi più sicuri fosse impastarle con cenere e acqua marina, o grasso di montone disciolto al calore e lasciato intiepidire. Come è facile intuire, accorgimenti di questo genere aprivano gli orizzonti alle sperimentazioni più fantasiose.

Nel Rinascimento le uova venivano ritenute alimento ideale per il periodo post parto, e più in generale per la convalescenza dei malati.


Le uova fin dall’antichità venivano considerate energizzanti e in grado di favorire le fatiche di Venere ed Eros.
Quelle di gallina, specialmente se montata dal gallo, erano ritenute le migliori per qualità nutrizionali, seguite dalle uova di starna e fagiano, mentre quelle di piccione si prescrivevano solo come medicina.
Diverse credenze attribuivano alle uova anche la facoltà di rendere i semi dei cereali più forti e fecondi. I contadini Etruschi tenevano in tasca delle uova nell'atto della semina, mentre i Romani le mangiavano durante l'aratura.
Il tuorlo avvolto dall'albume veniva interpretato come il sole avvolto dall'alone lunare, sintesi perfetta tra i principi maschile e femminile.
Ovidio raccomandava di prendere le uova a chi dovesse affrontare pesanti tenzoni erotici, ed era fondamentale era fossero fresche, perché si riteneva che quelle vecchie arrecassero danno all’organismo.
I Romani per avere un sicuro effetto afrodisiaco le mangiavano appena bollite, spolverizzate con pepe, sedano e pinoli immersi nel miele. Invece era consigliato di mangiare soprattutto il tuorlo per accrescere il seme e promuovere eccezionalmente il coito.
Enrico IV, re di Francia, noto per la sua solida reputazione amorosa, beveva ogni mattina rosso d’uovo diluito in un bicchiere di cognac, e proprio in quel periodo sembra che inizio a diffondersi la fama di ricostituente della bevanda detta zabaione. Un’interessante traccia scritta di questa l’offrì nel XVII sec. Nicolas Venette, professore di anatomia alla corte di Francia, nel Tableaux de l'Amour. Il dotto raccomandava a chi soffriva di spossatezza da eccessi amorosi di bere un preparato fatto con uova, zucchero, zafferano, cannella e vino.
In seguito l’uovo entrò come ricostituente di molte altre preparazioni. Nelle sue memorie Giacomo Casanova narra che affrontò una grande impresa amatoria con un’insalata di “chiari d’uova” condita d’olio e aceto.
La Fisiologia del Gusto di Brillat Savarin (XVIII sec.) classifica le uova come corroboranti. A questo proposito l’autore racconta di un viaggio con due dame, durante il quale preparò per sedare la fame una ricetta d’uovo al succo di coscia d’agnello allo spiedo. Secondo il gastronomo, il piatto risultò un manicaretto divino che diede a lui e alla compagne energia per le ulteriori fatiche del viaggio e del talamo.


fonte: taccuinistorici.it
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16/03/2015 15:09
 
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