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La fantascienza negli anni '50

Ultimo Aggiornamento: 26/06/2015 15:52
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01/10/2012 19:02
 
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Se il cinema di fantascienza affonda le sue radici nei lontani Anni Venti grazie a quel grandissimo capolavoro che risponde al nome di Metropolis, di Fritz Lang [link], fu probabilmente solo con le grandi produzioni hollywoodiane (e inglesi) degli Anni Cinquanta che raggiunse l’apice del suo splendore, quando cioè il mondo della celluloide si fece vettore privilegiato delle ansie e delle paure di un’intera epoca, alimentandone in qualche modo gli effetti e la portata.

Erano gli anni più bui e aspri della Guerra Fredda, quelli del maccartismo e della “caccia alle streghe”, quelli del mondo diviso in due blocchi separati tra loro da un vero e proprio abisso in termini di concezione ideologica, sociale ed economica del mondo. Ed era in questo clima di tensione, di sospetto, di incertezza, di snervante guerra psicologica, che proliferarono le angosce più profonde di una generazione che aveva vissuto sulla propria pelle gli orrori del secondo conflitto mondiale e che si ritrovò più volte sull’orlo di una nuova guerra planetaria, stavolta nucleare.

Fortunatamente però le tensioni di quegli anni non culminarono mai nello scontro militare – opzione tenuta tuttavia sempre in fortissima considerazione da entrambe le parti – ma restarono circoscritte al solo alveo diplomatico, a una guerra virtuale giocata interamente sul piano dello spionaggio, della corsa agli armamenti nucleari, della conquista dello spazio.

E fu proprio su quest’ultimo terreno che Stati Uniti e Unione Sovietica ingaggiarono una vera e propria lotta senza quartiere, una sfida a chi arrivava primo, resa possibile dall’inarrestabile progresso dell’evoluzione tecnologica e che finì per generare nel pubblico un interesse sempre maggiore nei confronti di tutto quanto si trovasse aldilà dell’atmosfera terrestre. Un tema, questo, sul cui forte richiamo l’industria cinematografica giocò furbescamente, da un lato nutrendosene con avidità, dall’altro amplificandone la risonanza in maniera esponenziale.

L’ignoto, l’infinito, lo spazio profondo, divennero d’un tratto le nuove frontiere del cinema mondiale, in alcuni casi rappresentati come la salvezza dell’umanità, in altri come la più terribile delle minacce. L’articolo che segue ha come umile proponimento quello di fornire una breve panoramica sul cinema di fantascienza di quel periodo, elencando alcune pellicole che hanno fatto la storia della Sci-Fi e considerate, ancora oggi, punti di riferimento imprescindibili per essa.

Volendo assumere un criterio puramente cronologico, la prima pellicola senz’altro degna di essere menzionata è La cosa da un altro mondo (1951), film tratto da un racconto di John W. Campbell, diretto da Christian Nyby e di cui John Carpenter girerà un altrettanto celebre remake nel 1982. In Alaska uno strano oggetto del tutto simile a un’astronave atterra fra i ghiacci, fracassandosi, a circa un centinaio di chilometri da una base americana. Gli scienziati riescono a recuperare un enorme blocco di ghiaccio nel quale è contenuto il corpo di un ominide gigantesco che viene subito portato via per gli accertamenti del caso. Sfortuna vuole che l’essere, uno strano organismo ibrido uomo-pianta, sia in realtà ancora vivo e animato da propositi tutt’altro che amichevoli tanto che, una volta scioltosi il ghiaccio, inizierà a seminare il panico nella base alla ricerca del sangue necessario al suo sostentamento.



Uscito nello stesso anno, ma di tutt’altro contenuto, è invece Quando i mondi si scontrano, anch’esso basato su un romanzo scritto diversi anni prima, vero precursore dei film catastrofici degli Anni Settanta in particolar modo per via del soggetto e del massiccio utilizzo degli effetti speciali. Nel film di Rudolph Matè, la terra è minacciata dall’imminente collisione con un gigantesco astro. La sola salvezza per il genere umano è legata alla possibilità di “emigrare”, grazie a speciali astronavi, su un pianeta non troppo lontano dove studi approfonditi hanno dimostrato esistere le condizioni per la sussistenza della vita. Non tutti potranno però essere portati in salvo ma solo i fortunati vincitori di una sorta di enorme lotteria mondiale in cui i sorteggiati avranno l’opportunità di salire su quella che si annuncia fin dall’inizio come una moderna riedizione dell’Arca di Noè.

Sempre nel 1951 esce nelle sale Ultimatum Alla Terra, di Robert Wise. Qui gli echi del confronto fra est e ovest suonano più fragorosi che mai dal momento che l’intera storia è concepita come una sorta di monito all’umanità in merito a quelli che sono i rischi connessi alla guerra atomica. Leggendaria diverrà la figura dell’alieno Klaatu, aiutato dal robot Gorl, cui spetta il compito di mostrare ai terrestri gli spaventosi effetti dell’escalation nucleare. Anche di questa pellicola è stato recentemente girato un remake, con protagonista Keanu Reeves.



Nel 1953 è la volta di altri due titoli fondamentali. Il primo è Gli invasori spaziali, in cui è presente l’inedito (fino ad allora) tema del controllo alieno della mente sugli esseri umani allo scopo di conquistare la Terra; il secondo è il capolavoro di Byron Haskin, La guerra dei mondi, tratto da un racconto di H.G. Wells, in cui gli extraterrestri sono di nuovo rappresentati come una minaccia incombente su una razza umana inerme e inferiore, sia dal punto di vista militare che tecnologico. Teatro delle vicende, una tranquilla cittadina di provincia americana, dove in una notte di mezza estate si schianta al suolo quello che, almeno all’apparenza, ha tutta l’aria di un meteorite ma che poi si rivela essere un’astronave aliena che inizia a seminare panico e distruzione grazie a un raggio fotonico altamente disintegrante. Ma il peggio deve ancora venire, perché nel giro di qualche ora arrivano dal cielo decine di altre macchine simili che iniziano a radere al suolo i centri più grandi e le metropoli. L’intera umanità sembra così condannata a una scomparsa precoce quanto definitiva e la sola speranza rimasta sembra non essere che quella di appellarsi all’intervento divino. Il miracolo però avviene proprio quando tutto sembrava perduto. La mano dell’Onnipotente si manifesta nel momento in cui si vedono improvvisamente gli invasori perire uno dopo l’altro a seguito del prolungato contatto con i batteri che “Dio, nella sua infinita saggezza, aveva messo sulla terra”. Sempre in tema di omaggi, questa pellicola è forse quella il cui rifacimento, realizzato da Steven Spielberg nel 2005, si avvicina di più in termini di qualità.

Nel 1954 esce invece Assalto alla terra che, con le sue termiti giganti, ha il merito non indifferente di inaugurare il ricco filone dei film sugli animali che danno la caccia all’uomo. Uomo che però, in questo caso, non è esente da colpe, dal momento che le dimensioni gigantesche assunte dalle fameliche formiche sono causate da una serie di radiazioni nucleari che hanno l’effetto di provocare mutazioni nei geni stessi degli animali.

Il Mostro della Laguna Nera (1954) è invece un altro azzeccatissimo esperimento di fanta-horror in cui uno strano essere anfibio metà uomo e metà pesce si rende protagonista di una vera e propria mattanza ai danni di una spedizione scientifica sul Rio delle Amazzoni.



Di nuovo in tema di animali arrabbiati con l’uomo, è sicuramente da annoverare in questa rassegna un film per il quale l’inettitudine della casa di distribuzione nostrana portò ad un completo stravolgimento del titolo. Il mostro dei mari è infatti l’orrenda trasposizione italiana di It Came From Beneath The Sea, capolavoro di Robert Gordon in cui una orrenda piovra assume, pure lei, dimensioni gigantesche a causa delle radiazioni nucleari emesse da un sottomarino, per sfuggire alle quali si spinge fino alla terraferma seminando morte e distruzione coi suoi enormi tentacoli.



Nel 1955 è invece una casa di produzione britannica, la Hammer, a segnalarsi per una risposta in grande stile ai mastodontici colossal a stelle e strisce grazie a L’astronave atomica del dottor Quatermass, per cui la figura del leggendario scienziato fa il suo trionfale ingresso nel gotha della fantascienza mondiale. Nel film di Val Guest, un’astronave viene lanciata in orbita nello spazio per una missione della durata di alcuni mesi. Al rientro però è presente a bordo della navicella uno solo dei tre membri componenti l’equipaggio iniziale, visibilmente sotto shock e, per giunta, senza memoria alcuna della spedizione appena terminata. Superato, almeno apparentemente, l’iniziale stato di confusione, viene dimesso dall’ospedale in modo da favorire un suo graduale ritorno alla normalità. Presto però le sue condizioni psico-fisiche iniziano a peggiorare e il suo corpo entra in un lento ma inesorabile processo di trasformazione in un terribile essere multiforme e tentacolare assetato di sangue.

L’anno seguente esce nelle sale Il Pianeta proibito, altro capolavoro del cinema di fantascienza, ispirato ad una commedia nientemeno che di William Shakespeare, con un giovane Leslie Nielsen nei panni del Comandante Adams che nel 2200 si trova a capo di una spedizione inviata su un lontanissimo pianeta alla ricerca dell’equipaggio di una precedente spedizione di cui si sono perse le tracce. E’ probabilmente questo il film che, più di altri, ha ispirato saghe di grande successo come Star Trek e Guerre Stellari.



Ma è nel 1956 che si registra quello che è in assoluto l’episodio più significativo del filone qui preso in esame, ovvero L’invasione degli ultracorpi, film di chiarissima matrice orwelliana, oggetto di ispirazione per una successiva, fittissima schiera di cineasti, scrittori e sceneggiatori, tra i quali spiccano John Carpenter (che nel 1988 vi si ispirò apertamente per il suo Essi vivono), Stephen King (fan dichiarato della pellicola di Don Siegel, per la quale non molti anni fa scrisse una bellissima recensione a corredo dell’edizione in DVD), Abel Ferrara e Philip Kaufman (che ne girò un remake nel 1978, Terrore dallo spazio profondo, con Donald Sutherland nei panni del protagonista). L’elemento di novità del film è rappresentato dal tema della (vera) realtà che si nasconde sotto la (falsa) cortina edulcorata. Quello che vediamo è reale o è tutta una macchinazione ordita dalle retrovie per il perseguimento di uno scòpo ben preciso ? Le persone che ci circondano sono vere o si tratta piuttosto di attori consapevoli di una messinscena degna del miglior commediografo ? Queste sono le domande che si pone il dottor Bennell, medico di una cittadina di provincia americana, quando alcuni suoi concittadini gli confidano che i loro familiari sembrano non essere più gli stessi, nel senso che anche se fuori presentano i tratti somatici di sempre, le medesime espressioni, la medesima corporatura, qualcosa sembra essere cambiato nella loro personalità, nel loro modo di comportarsi e di rapportarsi ai loro cari. In sostanza sembrano aver perso ogni emozione, ogni sussulto di calore, ogni barlume di coinvolgimento. Sintomi che iniziano a manifestarsi in un numero sempre maggiore di individui tanto da far assumere ben presto al fenomeno proporzioni oltremodo preoccupanti. Bennell scoprirà così una terribile realtà: le persone sono cambiate non perché incupitesi d’un tratto sotto l’effetto di chissà quale ciclo lunare, ma, molto più semplicemente, perché eliminate e sostituite da perfetti cloni privi della benché minima parvenza di umanità, copie spiccicate degli originali realizzate per effetto di un’unica regìa occulta proveniente dalle remote profondità dello spazio col solo fine di sottomettere la popolazione terrestre costruendo una comunità di replicanti perfettamente allineati, incapaci di provare passioni e sentimenti e, pertanto, elementi ideali di una società, a loro dire, retta e disciplinata.

Il film di Siegel può essere considerato a tutti gli effetti un vero e proprio spartiacque nella Storia della cinematografia mondiale, un’opera che ha dato il via ad una serie pressocchè infinita di tentativi di imitazione, citazioni e riferimenti, voluti e non voluti. Indimenticabile, inoltre, la straordinaria interpretazione di Kevin McCarthy, nei panni di Bennell, il cui sguardo allucinato che apre e chiude il film è entrato di diritto nell’olimpo della mitologia fantascientifica.

Nonostante, come detto, L’invasione degli ultracorpi ne rappresenti l’apogeo indiscusso, la fantascienza degli Anni Cinquanta dimostra, negli anni seguenti, di non aver ancora esaurito le cartucce a sua disposizione. Prima della fine del decennio si segnalano infatto perlomeno altre tre perle assolute.

La prima è Radiazioni BX: distruzione uomo (1957), dove una nube radioattiva colpisce il protagonista della pellicola che inizia a rimpicciolirsi sempre di più, fino a raggiungere le dimensioni di un insetto ed essere costretto ad affrontare le mille insidie della sua stessa casa, gatti e ragni compresi (automatico viene l’accostamento a Tesoro, mi si sono ristretti i ragazzi, gradevolissima commedia del 1989 con Rick Moranis).



C’è poi Blob – Fluido mortale (1958), con Steve Mcqueen, in cui da un meteorite caduto sulla terra fuoriesce uno strano liquido gelatinoso affamato di esseri umani. Alcune scene di questo film sono state poi utilizzate da Enrico Ghezzi nella sigla di apertura del suo storico programma, omonimo del film, andato in onda per anni sulla TV italiana. Inoltre, nel 1988 sarà realizzato un discreto remake anche di questa pellicola.



Infine, chiuderei questa breve rassegna con il celeberrimo L’esperimento del dottor K (1958), dove uno scienziato riesce a realizzare una speciale macchina per il teletrasporto della materia che, dopo una serie di tentativi, decide di testare direttamente su sé stesso. Quando si appresta a farlo, però, non si accorge che nella cabina assieme a lui è presente anche una mosca, e così, in breve tempo, sia per l’uomo che per l’insetto inizierà un doppio, terrificante, processo di trasformazione che li porterà ad assumere l’uno le sembianze dell’altro. La pellicola di Kurt Neumann sarà “remeccata” nel 1986 da David Cronenberg, regista da sempre interessato al tema delle mutazioni del corpo umano (vedere Videodrome per credere) con il riuscitissimo La Mosca, protagonisti Jeff Goldblum e Geena Davis.



Fonte: testo di Valerio di Marco, da: suburbs.it
[Modificato da kamo58 01/10/2012 19:05]
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