I brigidini di Lamporecchio

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kamo58
00mercoledì 14 settembre 2011 20:25



I brigidini di Lamporecchio (prodotto tipico pistoiese) pochi non li conoscono, generalmente, in tutta Italia si trovano sulle bancarelle di fiere e sagre e non ci si può sbagliare, vengono solo da Lamporeccchio. Definiti dall'Artusi dei “trastulli", rammentati nelle opere di molti scrittori toscani, come Fucini, Giusti, Tozzi, Pratolini, così famosi da essere rammentati nel vocabolario della Crusca.
Sono piccole sottilissime cialde "arricciolate" cioè non perfettamente rotondeggianti. Per farli occorrono le "tenaglie da brigidini" un tempo presenti (le tenaglie) in tutte le sacrestie perché strumenti indispensabili per fare le ostie.




Sembra che la loro invenzione sia dovuta alle monache di S. Brigida (da qui brigidino); che nel convento di Lamporecchio partendo proprio dalla preparazione dell'ostia, aggiungessero zucchero, uova, farina, ecc. arrivando così a dar vita ad un dolce, diventato assai famoso e sempre presente su bancarelle di fiere e mercati. I pellegrini romei e jacopei che arrivavano e passavano da Pistoia per rendere omaggio alla reliquia di S. Jacopo, furono fra i primi a gustarli, acquistandoli proprio in fiere e mercati. Un'altra versione vuole che nell'autunno del 1349 S. Brigida lasciasse la Svezia per recarsi a Roma dove nell'anno giubilare 1350 sperava di ottenere dal Papa, l'approvazione del suo progetto monastico. Giunta a Pistoia, e precisamente a Lamporecchio vi fondò un convento, e lì, fece assaggiare alle consorelle delle cialdine dolci svedesi che aveva portato con sè. A tali cialdine la seconda versione attribuisce l'invenzione del brigidino.

Al brigidino è giustamente dedicata una sagra, che svolge durante l'annuale Fiera estiva di Lamporecchio che, non a caso, si chiama " Fiera d' Agosto e sagra del brigidino" .
Un appuntamento annuale con il divertimento, la musica, i giochi, gli spettacoli e che costituisce la naturale evoluzione di un assai più antica fiera, quella del bestiame, che era particolarmente significativa ed importante quando il paese si sosteneva essenzialmente, sotto il profilo economico, con le tradizionali attività del lavoro dei campi e dell'allevamento.
Attualmente la fiera, che si svolge nella via centrale del paese il primo martedì di agosto ed il mercoledì successivo (con il cosidetto" fierino " ), rappresenta una gioiosa coloratissima occasione di divertimento, mantenendo inalterata negli anni una forte capacità di " attrazione" anche nei confronti dei paesi vicini.


Ricetta

Dose per circa 30 brigidini:
1 tazza di farina per torte
2/ 3 di tazza di zucchero
3 uova
1 cucchiaio da tavola di semi di anice
un pizzico di sale
un pizzico di estratto di vaniglia (opzionale)
Uno stampo per brigidino o un ferro con piatti piani
Sbattere le uova fino a farle diventare schiumose, aggiungere lo zucchero e
i semi di anice e lavorare aggiungendo la farina, sale e vaniglia fino a far
diventare la pasta liscia e morbida. Riscaldare lo stampo per i brigidini o
i piatti caldi in modo che brucino e mettere un cucchiaio da tè di pasta su
uno dei piatti, unire l'altro piatto bollente finché il brigidino è fatto, a
quel punto il brigidino dovrebbe essere croccante.

kamo58
00mercoledì 14 settembre 2011 20:31
Le Fiere di Quaresima sono anch'esse una costumanza paesana ed universale, alla quale i fiorentini hanno recato il crisma delle loro bizzarrie. Dalla prima domenica di Quaresima, fino a quella delle Palme, ogni Quartiere, a turno, ha la sua fiera brulicante di pagliacci che si esibiscono nel mezzo delle piazze, di chiromanti che predicono la sorte assise in baldacchino, di lanciatori di coltello e mangiatori di fuoco, di illusionisti e lettori dei pensiero. Non un Luna-Park, ma una Fiera. Dove tuttavia non si trattano vacche né pannine, ma si mangiano dolci e ci si diverte. Recandovici, vedrete banchi e banchi, uno accanto all'altro, in due file dirimpettaie che si estendono nella lunghezza del quartiere e che straripano di frittelle, di torrone, di "schiacciata" indigena, di zucchero filato, tutto ciò che vi potete immaginare di dolce e di semplicemente confezionato, .adatto al gusto e alla borsa di un pubblico popolare. Noccioline americane, mandorlati, zibibbo, pari di ramerino a ceste, a carrettate intere, com'è naturale. E i brigidini!
Il brigidino è il deus ex macchina della Fiera. Lo si impasta e cuoce sotto i vostri occhi. Lo si mangia tiepido e croccante. E in virtú del suo richiamo che la gente affolla la fiera. Il brigidino e una cosa di nulla, appena un'ostia di piú grandi dimensioni, pure ha una consistenza, una fragranza, un sapore che si scioglie in bocca. I carretti ne sono pieni, dapprima, ma via via che l'ora monta e la folla cresce, si formano le code in attesa davanti ai banchi dal fornelletto sul treppiede, ove l'esperto brigidinaio rigira le sue "schiaccie". I venditori sono tutti vestiti di bianco, con in testa copricapì da cuochi di grande albergo. Magnificano la merce a squarciagola, persuaso ognuno di essere stato eletto da Santa Brigida in persona a custode dei segreto per la confezione del biscotto di cui la Santa fu l'inventore.



Vasco Pratolini - Cronache di poveri amanti
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