Il cibo protagonista nel cinema

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(Fata.)
00domenica 9 ottobre 2011 10:03




Cinema italiano

Memorabili le sacher torte e l’enorme vaso di Nutella con cui Nanni Moretti consola le sue nevrosi in Bianca e nulla esprime meglio l’italianità di Sordi quando, in Un americano a Roma, uccide gli spaghetti mangiandoli.

La tavolata cinematografica più nota, resta però quella con Totò, la moglie, il figlio e un’altra famiglia che vive con loro perché sono tutti poverissimi e devono dividere le spese. Si parla di Miseria e nobiltà dove il concetto di gioia legata al cibo viene espresso da Totò che balla sul tavolo con gli spaghetti in mano, dopo aver ricevuto un inatteso e ricco carrello di vivande da un benefattore sconosciuto.

La preparazione dei piatti come valvola di sfogo per la fantasia e gli ingredienti come cavie di creatività sono il tema del bellissimo Ricette d’amore, in cui Martha è una cuoca ossessiva e precisissima che si prende cura della nipote rimasta orfana e tendente all’anoressia.
Nel ristorante di Martha viene assunto Sergio Castellitto, qui nei panni di uno chef italiano, che introduce la gioia dell'imprevedibile nella sua vita attraverso l'improvvisazione culinaria. Castellitto, con la sua voglia di vivere riuscirà anche a far mangiare la nipote facendo innamorare Martha di lui.


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Cinema straniero

Non c’è solo il cinema italiano però, ad avere immortalato in una scena cult, l’importanza della preparazione dei piatti, la comunicazione attraverso il cibo e la tavola come luogo di comunicazione. Ne “La guerra dei Roses”, quando tra i due protagonisti l'amore è finito li si vede seduti ai due capi di una lunghissima tavola che simboleggia anche la distanza che si è scavata tra loro. Lungo il film, il reciproco tentativo di distruggere l’altro si consumerà anche a tavola lui che rovina il pesce al forno che lei ha preparato (meglio tralasciare le modalità) e lei che per vendetta gli prepara un piatto il cui ingrediente principale è il suo amatissimo cane.

Eros e cibo è un capitolo lunghissimo di cui va citato obbligatoriamente 9 settimane e ½ il film per antonomasia sull’argomento con la scena dei giochi erotici davanti al frigorifero, con il gioco dei sapori (cibo imboccato ad occhi bendati) e poi spalmato sul corpo e poi è meglio fermarsi qui…

Meno languida, ma irresistibile è la scena di Harry ti presento Sally con il famosissimo orgasmo simulato al ristorante e subito dopo un'attempata nonnina che ha assistito alla scena ordina “quello che ha preso la signorina”.

Se è vero che “siamo quello che mangiamo”, allora la pellicola che esprime meglio questo concetto è Qualcosa è cambiato dove il fobico Jack Nickolson quando è a tavola mette in scena tutto il suo armamentario di paranoie ossessive: sempre lo stesso ristorante, allo stesso tavolo, con lo stesso cibo (uova) che mangia solo con posate portate da casa.

La cucina nei film di Ozpetek

La vita ruota intorno alla cucina, sia sul set che nella vita reale, per il regista Ferzan Ozpetek.




Forse il frutto di una tradizione che riunisce tutta la famiglia intorno alla tavola, forse semplicemente una passione personale, sta di fatto che nei suoi film, da "Le fate ignoranti" a “Mine vaganti”, la cucina rappresenta il fulcro degli eventi.

In molte scene i protagonisti si ritrovano dietro ai fornelli, o attorno ad una tavola imbandita, per confrontarsi, per esprimere i propri stati d’animo, per svelare segreti o per farsi confidenze, in una sorta di terapia di gruppo.
La cucina o la sala da pranzo diventano luoghi di riflessione, di intimità in cui si alternano momenti di ilarità e ironia a pause di malinconica confessione.

Anche nel suo ultimo film “Mine vaganti” il convivio scandisce le varie fasi della storia. Attorno ad una tavola si festeggiano gli accordi imprenditoriali, i figli trovano il coraggio di manifestarsi ai genitori, gli amici si dichiarano il loro affetto. Molto riuscita la scena in cui Scamarcio e Grimaudo mangiano dei tramezzini preparati insieme guardandosi negli occhi, in silenzio.

La cucina e la tavola sono fonte di ispirazione per il regista: “Da quando sono bambino le tavolate sono state importanti nella mia vita, il cibo, la cucina, stare insieme a tavola” dichiara il regista in un’intervista rilasciata a “Interni Panorama”.

Ozpetek adora sorprendere gli spettatori al cinema, gli amici nella vita privata, con bicchieri e posate da abbinare in base alla giornata e all’occasione d’incontro.
Spiegata, allora, la quasi maniacale cura del dettaglio: “Pretendo che sul set bicchieri e piatti siano perfetti”. Nelle scene girate in cucina gli attori mangiano cibo caldo, cucinato al momento, in quanto la degustazione delle pietanze appena cucinate rende molto più realistica la scena.

Grazie ai suoi film la cucina viene elevata ad emblema dello stare bene in famiglia, il cinema quindi come certificazione della buona cucina e dell’importanza che questa ricopre nella nostra vita. Il benessere e l’armonia da ritrovare attraverso il cucinare e assaporando le essenze della buona cucina di casa con prodotti preparati e tavole allestite con la cura dei minimi dettagli, dando la giusta importanza e dignità ad un momento della nostra vita che, troppo spesso, viene trascurato.

Locandina del film Chocolat

kamo58
00domenica 9 ottobre 2011 16:11
Bellissimo questo post, come amante del cinema e della cucina non posso che esserne entusiasta. [SM=g7474]
kamo58
00domenica 9 ottobre 2011 16:13
Bellissimo questo post, come amante del cinema e della cucina non posso che esserne entusiasta. [SM=g7474] Forse non tutti sanno che nei film di Ozpetek la cucina che viene ripresa è spesso quella della sua stessa casa, situata all'attico di un appartamento vicino al gasometro nel quartiere Ostiense, insomma abita a due passi da casa mia.
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