Le fave dei morti tradizione e storia

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kamo58
00martedì 25 ottobre 2011 21:04
Secondo una tradizione antichissima, le fave costituivano un mezzo di comunicazione diretto tra l'Ade - il mondo dei morti, collocato fisicamente nelle profondità terrestri - ed il mondo dei vivi. Ciò è probabilmente spiegabile con il colore del fiore, che è bianco maculato di nero. Il nero, simbolo del mistero, è molto raro tra i vegetali. Le macchie, inoltre, sembra che siano disposte a forma di "tau" greca, la prima lettera di "tanatos", che significa morte.
Erano considerate in grado di trasferire negli esseri viventi le anime dei morti: per questo motivo - per la loro facoltà di costituire, cioè, il tramite tra i defunti ed i vivi - esse erano presenti nelle cerimonie funebri in Grecia, in Egitto, a Roma e perfino in India ed in Perù.
In questo modo le “fave dei morti” costituivano una sorta di inconsapevole comunione tra vivi e defunti e quasi uno scambio materiale tra mondo terreno e regno dei morti

Per la tradizione cristiana il giorno dei morti fu ufficialmente collocato alla data del 2 Novembre nel X sec. d.c. circa, praticamente fondendosi con il 1 Novembre, già festa di ognissanti dall'anno 853, per sovrapporsi alle più antiche celebrazioni di quei giorni.

Tra il popolo comunque, le vecchie abitudini furono adattate alla nuova festa e al suo mutato significato, mantenendo la credenza che in quei giorni i defunti potevano tornare tra i viventi, vagando per la terra o recandosi dai parenti ancora in vita.

In tutta italia si possono ancora oggi ritrovare gesti e pratiche tradizionali per la celebrazione di queste feste.

In quasi tutte le regioni possiamo trovare pratiche e abitudini legate a questa ricorrenza. Una delle più diffuse era l'approntare un banchetto, o anche un solo un piatto con delle vivande, dedicato ai morti.

In Abruzzo si decoravano le zucche, e i ragazzi di paese andavano a bussare di casa in casa domandando offerte per le anime dei morti, solitamente frutta di stagione, frutta secca e dolci. Questa tradizione è ancora viva in alcune località abruzzesi.

Diffusa è anche l'usanza della questua fatta da schiere di ragazzi o di contadini e artigiani che vanno di casa in casa cantando un'appropriata canzone.

In Calabria, nelle comunità italo-albanesi, ci si avviava praticamente in corteo verso i cimiteri: dopo benedizioni e preghiere per entrare in contatto con i defunti, si approntavano banchetti direttamente sulle tombe, invitando anche i visitatori a partecipare.

In Emilia Romagna nei tempi passati, i poveri andavano di casa in casa a chiedere "la carita' di murt", ricevendo cibo dalle persone da cui bussavano.

In Friuli - a quanto informa l'Osterimann - "i contadini lasciano un lume acceso, un secchio d'acqua e un po' di pane sul desco". E' il motivo che ispira la già ricordata poesia del Pascoli "La tovaglia", dove la sensazione della presenza dei morti nella casa, nel silenzio della notte, è resa in maniera oltremodo commovente e suggestiva:

"Entrano, ansimano muti:
ognuno è tanto mai stanco!
e si fermano seduti
la notte, intorno a quel bianco.

Stanno li sino a domani
col capo tra le mani,
senza che nulla si senta


Sempre in Friuli, come del resto nelle vallate delle Alpi lombarde, si crede che i morti vadano in pellegrinaggio a certi santuari, a certe chiese lontane dall'abitato, e chi vi entrasse in quella notte le vedrebbe affollate da una moltitudine di gente che non vive più e che scomparirà al canto del gallo o al levar della "bella stella".

A queste credenze s'ispira uno dei più significativi racconti di Caterina Percoto, la ben nota scrittrice friulana, che tanti motivi trasse dal folklore della sua terra.

Questa presenza dei morti, avvertita con un'intensità che raggiunge la potenza di una visione, è però sempre associata, nella mentalità popolare, all'azione benefica e alla speranza nella beatitudine eterna.

In Lombardia abbiamo invece gli oss de mord, o oss de mort, fatti con pasta e mandorle toste, cotti al forno, di forma bislunga, con vago sapore di cannella in particolare:

A Bormio, la notte del 2 novembre si era soliti mettere sul davanzale una zucca riempita di vino e, in alcune case, si imbandisce la cena.

Ma anche nel Vigevanasco (Vigevano) e in Lomellina si suole mettere in cucina un secchio (l'acqua fresca, una zucca di vino, piena, e sotto il camino il fuoco acceso e le sedie attorno al focolare"

A Comacchio c'e' invece il punghen cmàciàis, il Topino Comacchiese, dolce a forma di topo preparato in casa…

In Piemonte, si soleva per cena lasciare un posto in più a tavola, riservato ai defunti che sarebbero tornati in visita.

In Val d'Ossola sembra esserci una particolarità in tal senso: dopo la cena, tutte le famiglie si recavano insieme al cimitero, lasciando le case vuote in modo che i morti potessero andare lì a ristorarsi in pace. Il ritorno alle case era poi annunciato dal suono delle campane, perchè i defunti potessero ritirarsi senza fastidio.

In Puglia la sera precedente il due novembre, si usa ancora imbandire la tavola per la cena, con tutti gli accessori, pane acqua e vino, apposta per i morti, che si crede tornino a visitare i parenti, approfittando del banchetto e fermandosi almeno sino a natale o alla befana.

Sempre in Puglia, ad Orsara in particolare, la festa veniva (e viene ancora chiamata) Fuuc acost e coinvolge tutto il paese. Si decorano le zucche chiamate Cocce priatorje, si accendono falò di rami di ginestre agli incroci e nelle piazze e si cucina sulle loro braci; anche qui comunque gli avanzi vengono riservati ai morti, lasciandoli disposti agli angoli delle strade.

Diffusa è anche l'usanza della questua fatta da schiere di ragazzi o di contadini e artigiani che vanno di casa in casa cantando un'appropriata canzone.

"La persona a cui è rivolta la canzone di questua si alza, fa entrare in casa la brigata ed offre vino, castagne, taralli ed altro".

In Sardegna dopo la visita al cimitero e la messa, si tornava a casa a cenare, con la famiglia riunita. A fine pasto però non si sparecchiava, lasciando tutto intatto per gli eventuali defunti e spiriti che avrebbero potuto visitare la casa durante la notte. Prima della cena, i bambini andavano in giro per il paese a bussare alle porte, dicendo: "Morti, morti..." e ricevendo in cambio dolcetti, frutta secca e in rari casi, denaro.

In Sicilia c'e' l'usanza di preparare doni e dolci per i bambini, ai quali viene detto che sono regali portati dai parenti trapassati. I genitori infatti raccontano ai figli che se durante l'anno sono stati buoni e hanno recitato le preghiere per le anime dei defunti, i "morti" porteranno loro dei doni.

In Sicilia troviamo la mani, un pane ad anello modellato a forma di unico braccio che unisce due mani, e il pane dei morti, un pane di forma antropomorfa che originariamente si suppone fosse un'offerta alimentare alle anime dei parenti morti.

A Palermo una antica tradizione, legata alla festa dei morti, voleva che i genitori regalavano ai bambini dolci e giocattoli, dicendo loro che erano stati portati in dono dalle anime dei parenti defunti. Di solito per i maschietti si usava donare armi giocattolo, alle bimbe: bambole, passeggini, assi da stiro, fornelli. I più facoltosi regalavano tricicli e biciclette fiammanti. Al mattino si trovava il regalo nascosto in un punto insolito della casa, nella notte tra l'1 e il 2 novembre. La sera prima si nascondeva la grattugia perché si pensava che i defunti, a chi si fosse comportato male, sarebbero andati a grattare i piedi!

La festa ha un origine e un significato che si collegano al banchetto funebre, di cui si ha ancora un ricordo nel "consulu siciliano" , il pranzo che i vicini di casa offrivano ai parenti, dopo che il defunto era stato tumulato.

Celebri tra questi dolci sono quelli a forma umana, quali "i pupi ri zuccaru" detta Pupaccena: una statuetta cava fatta di zucchero indurita e dipinta con colori leggeri con figure tradizionali (Paladini, ballerini ed altri personaggi del mondo infantile) o di pasta di miele o i biscotti detti "ossa ri muortu" o “u pupu cu l’ovu”.

(Fata.)
00giovedì 27 ottobre 2011 11:21
In Lombardia il nostro dolce tradizionale si chiama Oss da Mort

Oss da mort
Ossi di morto

Questi biscotti sono popolarissimi da noi.

Ingredienti: 200 gr. di farina, 200 gr. di zucchero, 200 gr. di mandorle, 2 albumi.

Preparazione: montare gli albumi, aggiungere lo zucchero, le mandorle non pelate ma affettate, la farina. Mescolare bene e formare dei biscotti su una placca imburrata e infarinata. Cuocere a forno piuttosto caldo 12-15 minuti. [SM=g7233] [SM=g7233]

e ancora:


Caldi Dolci (Oss de Mort)


I caldi dolci, o oss de mort, sono un dolce di pasticceria tipico mantovano che viene preparato nel giorno dei “Morti” cioè a novembre, quando iniziano i primi freddi e l’inverno si avvicina.

Ingredienti per preparare i caldi dolci:
■250 grammi Farina di mais tipo
■1 litro di latte
■1 decilitro (mezzo bicchiere) di vino cotto, o vino bianco a piacere
■100 grammi di burro
■100 grammi di pinoli (o uvetta )
■100 grammi di zucchero
■scorza di limone grattugiata, cannella, 4 chiodi di garofano, un pizzico di sale

Esecuzione: come preparare i caldi dolci



Caldi Dolci (Oss de Mort)
■Far bollire il latte con tutti gli ingredienti tranne la farina di fioretto.
■Quando il latte bolle versare a pioggia la farina, mescolando continuamente per di non formare grumi.
■Cuocere a fuoco lento per circa mezz’ora, fino a quando si ottiene una polentina, continuando a mescolare.
■Far raffeddare la polentina dolce e formare, lavorando con le mani, palline grandi come una polpetta. Schiacciare le palline in modo da dare, forma di una polpetta allungatao a losanga.
■Per non far attaccare alle mani l’impasto, durante la lavorazione tenere le mani bagnate in continuazione.
■Cuocere i caldi dolci in forno a temperatura moderata (ad es. ventilato 150°-170°C) finché prendono una leggera doratura.
■Gli aromi: il limone, la cannella, i chiodi di garofano e/o il vino cotto, eventuale uvetta possono essere omessi o messi a piacere. Si possono cospargere di zucchero a velo.
■I caldi dolci vanno serviti preferibilmente ancora caldi.

[SM=g7233] [SM=g7233] [SM=g7233]
Questi mantovani sono più elaborati e speziati



kamo58
00giovedì 27 ottobre 2011 12:38
Fata se non ci fossi tu! [SM=x2715900] Mi mancavano queste due ricette e vado a copiarle anche nella sezione dei dolci delle tradizioni.
(Fata.)
00giovedì 27 ottobre 2011 17:47
Guarda Carla, io lo sai, di cucina poco o niente, mentre voi siete delle bombe di bravura.Però quando riesco a capirci corro a postare.
bacio
Fata
il bacio di halloween [SM=g7233]
kamo58
00giovedì 27 ottobre 2011 18:14
Re:
(Fata.), 27/10/2011 17.47:

Guarda Carla, io lo sai, di cucina poco o niente, mentre voi siete delle bombe di bravura.Però quando riesco a capirci corro a postare.
bacio
Fata
il bacio di halloween [SM=g7233]




E io come avrai notato le provo. [SM=x2598361]
Di quel bacio lì, ossuto e sconquassato ne faccio a meno [SM=x2715885]
(Fata.)
00giovedì 27 ottobre 2011 18:29
Re: Re:
kamo58, 27/10/2011 18.14:




E io come avrai notato le provo. [SM=x2598361]
Di quel bacio lì, ossuto e sconquassato ne faccio a meno [SM=x2715885]



non sai che ti perdi... [SM=x2715885]


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