Storia del tè

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kamo58
00martedì 4 ottobre 2011 16:23
Il tè è un notissimo infuso (o tisana) ricavato dalle foglie (spesso miscelate con altre spezie, erbe o essenze) di una pianta legnosa, la "Camellia sinensis".
La più antica bevanda dell'Estremo Oriente occupa in quelle terre una posizione gastronomica e culturale paragonabile a quella tenuta dal vino in Occidente. Sono molte le leggende sull'origine del tè. Una delle più famose ha come protagonista l’imperatore cinese Shen-Nung, celebre per la sua profonda conoscenza delle proprietà medicinali di erbe e piante. Il sovrano quasi tremila anni a.C. avrebbe scoperto casualmente che delle foglioline di uno specifico albero, cadute in un recipiente d’acqua in ebollizione, regalavano un profumo meraviglioso, trasformando l'acqua in bevanda dissetante e corroborante.
Un'altra leggenda popolare narra che la piante del tè sarebbe stata generata dalle palpebre del monaco Bodhidharma (VI sec. d.C.), il padre del Buddismo zen che si amputò la pelle degli occhi dopo essersi addormentato durante una meditazione di sette anni.
La storia ufficiale data il diffondersi della bevanda del tè in Cina, ai primi secoli della nostra era. In precedenza le foglie della pianta, erano raccolte e ridotte in poltiglia fino a formare degli impiastri curativi da applicare sulle parti doloranti.
Tre le tecniche di preparazione del tè che si sono sviluppate durante i secoli: bollito, sbattuto e infuso, identificate con le dinastie imperiali in cui esse prevalsero.
Nel VII sec. d.C., sotto la dinastia Tang il tè divenne la bevanda nazionale cinese, si faceva essiccando le foglie della pianta, per poi pressarle fino ad avere dei panetti duri, facili da trasportare (nidi o mattonelle). Per ottenere la pozione veniva staccato dal blocco una minima quantità di prodotto, frantumato nel mortaio, e poi bollito in acqua con altri ingredienti come sale, zenzero, buccia d'arancia, latte e qualche volta cipolle. Ancora oggi in alcune aree di Tibet, Mongolia e India il tè è preparato quasi allo stesso modo.
Fu negli ultimi nel 780 d.C. che venne pubblicata la prima opera enciclopedica sull'argomento: "Canone del Tè" o "Ch'a Ching" del poeta Lu Yu.
Dal X secolo, sotto la dinastia Sung il tè conobbe la massima popolarità, la sua età dell'oro. Gran parte degli ingredienti scomparvero e la bevanda si raffinò diventando molto alla moda. Il tè veniva preparato seguendo nuove regole: le foglie erano pestate e ridotte in polvere finissima che passata in una ciotola, dopo l'aggiunta di acqua calda, veniva schiumata con un frustino di bambù. Il rituale molto preciso di quella preparazione sopravvive in parte oggi nella cerimonia del tè in Giappone.
In quei secoli le foglie del tè costituivano parte del tesoro imperiale, bene di monopolio, da usare come moneta di scambio e mezzo di pagamento per i cavalli acquistati presso le popolazioni mongole del nord.
Durante la dinastia Ming (XIV sec.) si affermò la produzione e la conservazione delle foglie di tè sfuse. La bevanda era fatta mettendo le foglie in infusione nell'acqua calda, seguendo il metodo che ancora oggi conosciamo. Fu in quest'epoca che la teiera di porcellana divenne un accessorio indispensabile e si imposero le tazze bianche dello stesso materiale, ideali ad esaltare il colore della bevanda.

Le tipologie

Tè Nero
È prodotto principalmente in India e nei paesi africani per accontentare il gusto occidentale che richiede tè forti e ricchi di caffeina, capaci di sostituire egregiamente il caffè. Ma anche la Cina produce ottimi tè neri specialmente nello Yunnan e nel Fujian, patria del tè affumicato.
La lavorazione del tè nero può essere suddivisa in quattro fasi: appassimento, arrotolamento, fermentazione e essiccazione.
Le foglie vengono messe ad appassire e poi, quando sono ancora morbide, arrotolate senza spezzarle. L'arrotolamento fa fuoriuscire gli olii essenziali dalle foglie e contribuisce a fissare l'aroma e il colore finale del prodotto; ormai raramente questa operazione è manuale essendo stata sostituita da macchine. Successivamente le foglie vengono srotolate in un luogo freddo e umido e lasciate ad ossigenarsi per almeno 3-4 ore. Il contatto co l'ossigeno produce la fermentazione e fa colorare le foglie verdi di rosso.
Infine si procede con l'essiccazione attraverso la somministrazione di calore che scurisce ulteriormente le foglie e ne blocca il processo decompositivo.
Tè Verde
E anche detto Tè non fermentato, è proprio perché le foglie non vengono sottoposte a tale procedimento che conservano il loro colore verde, producendo un infuso chiaro e profumato.
Il metodo tradizionale di lavorazione del tè verde prevede che le foglie siano disposte su dei vassoi di bambù e poi esposte al sole per qualche ora. Successivamente viene loro somministrato calore, generalmente in grossi recipienti (wok) posti sul fuoco ma anche attraverso il vapore (soprattutto in Giappone), che in pochi minuti farà evaporare la maggior parte dell’acqua contenuta nelle foglie.
Le foglie riscaldate assumono una consistenza molliccia e possono essere piegate per favorire l’eliminazione dei residui d’acqua.
La piegatura varia in base alla varietà: il Gunpowder è tipicamente arrotolato a formare delle palline mentre il Lu’an Guapian o anche il Lung Ching vengono piegati in lunghezza in modo da assomigliare ai semi del melone, da cui il nome cinese; altri infine vengono attorcigliati come piccoli serpentelli.
Le foglie lavorate vengono sottoposte di nuovo al calore e quindi di nuovo piegate e infine lasciate a seccare fino a che non raggiungono la colorazione defnitiva.
Tè Bianco
E' uno dei tè cinesi più preziosi e ricercati, alcuni tipi di Yin Zhen (Aghi d'argento) sono costosissimi e vengono raccolti esclusivamente in determinati giorni dell'anno.
Anche il tè bianco si differenzia dagli altri tè per il tipo di lavorazione cui le foglie vengono sottoposte. Per produrre il tè bianco si raccolgono i germogli prima che si schiudano e poi li si lascia appassire e essiccare, senza sottoporli a calore diretto.
ll risultato è costituito da foglie che assumono un caratteristico colore argenteo e danno un infuso molto chiaro e delicato. Viene prodotto in quantità minime e solo una parte raggiunge l’Europa ed ecco perché ha spesso prezzi proibitivi.
Tè Aromatizzato
Per la realizzazione di tè aromatizzato vengono indifferentemente usati sia il tè verde, che il nero. Possiamo distinguere due procedimenti: quello tradizionale cinese che consiste nell'aggiungere alle foglie di tè petali o boccioli di fiori che alla fine verranno tolti.
Tra le essenze più usate ricordiamo il gelsomino, il crisantemo dolce, il loto e i petali di rose. L'altro metodo prevede l'aggiunta alle foglie di tè di olii essenziali e in questo caso il numero degli aromi possibili è amplissimo. Alcuni tra i procedimenti di aromatizzazione del tè sono da menzionare: mentre per il gelsomino e le rose basta aggiungere alle foglie di tè rispettivamente i boccioli e i petali, alcune varietà pregiate di tè al loto venivano preparate mettendo le foglioline nella corolla del loto prima che si chiudesse e lasciandovele per una notte. Al mattino il tè al loto era pronto.
Altro metodo consiste nel confezionare il tè in bucce d'arancia intere precedentemente svuotate, essiccate al sole e affumicate e infine essiccate in forno. Questo tè prodotto a Taiwan si chiama Suan Hsiang Tsu (Scatola Acida) e si prepara facendolo bollire con sale o zucchero.
Tè Pressato
In Cina è tradizione millenaria preparare il tè in panetti pressati per conservarlo e renderlo più idoneo al trasporto.
Anche oggi alcune varietà vengono pressate e commercializzate in varie forme: a nido, a mattonelle, in palline e a tazza.
Il più famoso tra i tè pressati è certamente il Pu'erh cui i cinesi attribuiscono molte proprietà curative (digestione, dissenteria, colesterolo alto).
Tè Puerh (o postfermentato)
Il puerh deve il suo nome alla città dove veniva commerciato e che, ironicamente, non produce tè.
E' detto anche tè postfermentato perché subisce una lavorazione molto particolare che gli conferisce un sapore che ricorda la terra bagnata. E' venduto in vari formati: a foglie sciolte, a panetti, a torte (Tea Cake) a palline. E' sicuramente l'unico tè che può essere conservato a lungo (grazie al processo di preparazione) e alcuni tipi sono addirittura lasciati affinare in cantina per anni e alcuni collezionisti possono vantare puerh vecchi di oltre un secolo.
kamo58
00martedì 4 ottobre 2011 16:29
Come prepararlo

Far bollire l'acqua e versarla nella teiera (riempirla completamente).
Lasciare la teiera con l'acqua bollente per almeno 5 minuti.
In questo tempo si fa scaldare dell'altra acqua che non deve assolutamente bollire, si può arrivare al massimo al punto di ebolizione (solo per i tè neri) e nel caso dei tè verdi o olong non deve nenmmeno raggiungere i 100° bensì assestarsi intorno agli 80°.
Quando è scaldata al punto giusto si svuota la teiera dall'acqua bollente e si mette il tè.
Il famoso detto "un cucchiano a persona più uno per la teiera" è un'approssimazione bella e buona.
Le proporzioni dipendono dal tipo di tè e dal risultato che si vuole ottenere comunque direi che non è esatto questo rapporto direttamente proporzionale alle tazze.
Inoltre i tè migliori non vengono preparati in grandi recipienti ma in teire molto piccole e il rapporto è completamente diverso.
Dunque un tè per due conterrà facilmente 3 cucchiaini di tè nero (ma solo due di tè verde) mentre uno per 4 ne conterrà 4 (e non cinque) e nel caso di tè verde 2 e 1/2 oppure 3.
Ma torniamo alla teiera che era stata svuotata dall'acqua calda e "irrorata di tè".
Il calore della teriera da una prima rivitalizzazione alle foglie e comincia a spargersi l'aroma intenso.
Si aggiunge dopo un minutino l'acqua alla giusta temperatura e si lascia in infusione per un tempo che varia a secondo del tipo di tè.
Tè verde intorno ai 2 o 3 minuti...
tè semifermentato 3 minuti al massimo
tè rosso (nero) massimo 4 minuti
Passati questi tempi il tè va versato nelle tazze attraverso un colino possibilmente di bamboo.
E la teiera deve essere svuotata completamente.
Solo in questo modo il tè essendo stato bagnato solo per pochi minuti può essere riutilizzato per una seconda (e a volte anche una terza infusione)...
Se invece rimane a sciacquettare passati i 5 minuti diventa amaro e non è più buono.


Zucchero, latte e altre eresie

Assolutamente vietati nel tè verde e nell'Oolong, sono tollerati nel nero. Gli Inglesi si dividono in due scuole.
Invece tutti sembrano essere d'accordo nell'inorridire di fronte al tè con limone "all'italiana". Salvo che nel tè freddo.
Per il resto, attraverso la storia e le geografie del tè, nel "liquido di giada" è stato versato di tutto: "riso, zenzero, sale, scorza d'arancia, spezie, latte e, talvolta, cipolle!" (Kakuzo Okakura, the book of tea)
Ancora oggi il tè in Tibet viene bevuto con l'aggiunta di sale e burro di yak: la tsampa.
kamo58
00mercoledì 5 ottobre 2011 11:12
Il tè alla menta

Il tè ( in arabo “shai”) è una tradizione antica in tutti i paesi arabi: una filosofia più che una bevanda, che si consuma al caffè con gli amici, passandosi il narghilè, oppure a casa con la famiglia, anche in occasione dei momenti di preghiera, seduti su cuscini sistemati sopra un tappeto, davanti al tipico tavolino basso detto mida.
Tradizione vuole che se ne bevano tre bicchieri di fila: il primo amaro come la morte, il secondo forte come la vita, il terzo dolce come l'amore. Altre fonti danno un'interpretazione diversa dei tre significati:amaro come la vita, dolce come l'amore, soave come la morte.
Spesso, e non a sproposito, il tè arabo è assimilato al tè verde; in effetti questo è il tipo più diffuso nell'area mediterranea dal Marocco alla Libia; i Tuareg invece prediligono il tè cinese a cui aggiungono foglie di menta. Tale accorgimento è comune anche a tutte le altre popolazioni maghrebine, fatta eccezione per la Tunisia dove viene spesso impiegata un'altra pianta aromatica chiamata attarshìa comunemente sostituita, laddove non disponibile, con il geranio profumato.
La preparazione del tè è una cerimonia molto affascinante e segue una precisa coreografia che presenta alcune sostanziali differenze a seconda della regione geografica. L'infuso può essere preparato direttamente nella teiera, mischiando acqua calda, foglie di tè e zucchero, oppure portato in ebollizione in un normale pentolino e poi versato nella teiera per essere servito con un gesto molto teatrale, lasciandolo cadere dall'alto, con grande precisione, per ottenere uno strato di schiuma bianca.
E' consuetudine comune in tutti i paesi servire il tè molto caldo, molto ristretto e presentato in bicchierini piccoli decorati con arabeschi, smaltati o filigranati, su vassoi di rame o di ottone, cesellati o martellati altrettanto finemente e con particolari teiere arabe. La cerimonia prevede inoltre che il tè sia accompagnato da tipici dolcetti nordafricani o frutta secca.

La cerimonia del tè

Sul tappeto davanti al padrone di casa viene posto un grande vassoio che contiene una teiera, tre scatole rettangolari, un martelletto piatto, dei bicchieri stretti e alti, ed infine il recipiente dove bolle l'acqua. Spesso è posato un piccolo braciere dove arde del carbone di legna. Tutti rimangono in silenzio, con gli occhi puntati sul maestro delle cerimonie. Dalla prima scatola prende una dose di tè verde e la mette nella teiera versandovi poi dell'acqua bollente; dalla seconda scatola rettangolare prende un panetto di zucchero, che spezza aiutandosi con il martelletto, e introduce i pezzi nello stretto collo della teiera. Dalla terza scatola prende un ciuffetto di menta fresca e odorosa che aggiunge alla bevanda. Infine chiude la teiera con il coperchio e resta in attesa per qualche minuto, chiacchierando tranquillamente con i propri ospiti. Dopo alcuni minuti versa un po' di tè nel proprio bicchiere e lo assaggia con un atteggiamento di grande concentrazione. Aspetta ancora un po', lo assaggia di nuovo eseguendo tutta una serie di travasi dalla teiera al bicchiere e viceversa, poi quando è all'esatta temperatura e con il preciso gusto voluto dalla tradizione, offre la bevanda agli ospiti. A questo punto se lo potreste assaporare, vi rendereste conto che non esiste bevanda più dissetante e digestiva, dopo un buon pasto, di un delizioso tè alla menta, ma non rifiutate mai un altro bicchiere fintanto che non siate arrivati al terzo. Sarebbe una scortesia imperdonabile.

da tè alla menta belissimo blog sulla cultura araba
(Fata.)
00venerdì 7 ottobre 2011 13:05
Se poi questa bevanda magica si condivide con le amiche, favorisce l'intimità e le confidenze reciproche.. [SM=g7255]


kamo58
00sabato 8 ottobre 2011 09:48
Re:
(Fata.), 07/10/2011 13.05:

Se poi questa bevanda magica si condivide con le amiche, favorisce l'intimità e le confidenze reciproche.. [SM=g7255]



Hai ragione. In nome della nostra amicizia, verrò a rubacchiarti un po' d'opere d'arte al riguardo. [SM=g7405]
(Fata.)
00sabato 8 ottobre 2011 10:31
Di solito si risponde:
Figurati, sono lì apposta..

[SM=g7405]
kamo58
00domenica 9 ottobre 2011 17:24


Jean Baptiste Mallet - Tea time



Arthur John Elsley



Knip Henriette Ronner

(Fata.)
00lunedì 10 ottobre 2011 08:27


Just Tea for Two... And Two for Tea... [SM=g7255]
kamo58
00mercoledì 9 novembre 2011 10:59
Maggiori approfondimenti sull'argomento:

dal giornale del cibo
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