Storia e origini del Babà o Savarin

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kamo58
00mercoledì 4 aprile 2012 18:07



Il babà rappresenta nell’immaginario collettivo il dolce napoletano per eccellenza al punto da ispirare anche una canzone presentata al Festival di Sanremo nel 1989 dalla showgirl Marisa Laurito che recitava “O’ babà è ‘na cosa seria, cò babbà nun se pazzea”. In realtà questo profumatissimo dolce nasce in Francia nel ‘700 e più precisamente alla corte del re polacco Stanislao Leszczynski, due volte re di Polonia, duca di Lorena e suocero di luigi XV, il cui amore per i dolci unito alla tendenza ad alzare un po’ il gomito, ha dato origine ad un bizzarro evento gastronomico di cui tutta l’umanità oggi non può che essergli grata. Pare infatti che il re, amante di dolci e molto esigente nei confronti delle proposte dei pasticceri di corte, un giorno in preda ai fumi dell’alcol, in particolare del rum, dopo avere assaggiato e non aver gradito un dolce preparato per lui poiché troppo secco ed insapore, lo abbia scaraventato contro un tavolo sul quale si trovava la sua bottiglia di rum “consolatrice”.

L’incontro del liquore, fuoriuscito accidentalmente dalla bottiglia per lo scontro, con quel dolce insipido creò un felice connubio di sapori e profumi che resero immediatamente il dolce morbido e profumato, all’altezza del palato del re. In omaggio ad un personaggio tanto caro a lui poiché lo aveva affascinato con le sue avventure e per il suo carattere, Alì Babà, questi decise di chiamare questa sua “creatura” appunto “babà”. Il dolce si diffuse rapidamente in tutta Europa, soprattutto in Francia. A Parigi, alla fine ormai del XIX secolo, il maggiore dei tre fratelli Julien, Auguste, pasticceri molto apprezzati per la loro creatività e per la squisitezza delle loro creazioni, pensò di perfezionare la pasta del babà impiegando un maggior quantitativo di burro, dando al dolce una forma di ciambella, guarnendolo con panna montata e fragole e lucidandolo, infine, con marmellata di albicocche. Nella pasticceria in Place de la Bourse venne, quindi, battezzato un nuovo, squisito, dolce: il brillant savarin o, semplicemente, savarin. Ci vorranno altri 70 anni prima che questo dolce faccia il proprio ingresso a Napoli.




Le prime attestazioni documentate risalgono all’inizio dell’800, in un ricettario misto di piatti francesi e napoletani. Per molto tempo resterà, quindi, un dolce delle cucine aristocratiche. Il suo ingresso è dovuto probabilmente ai “monsù”, chef che prestavano servizio presso le nobili famiglie napoletane e che venivano inviati dai loro nobili signori ad erudirsi sulla “haute cuisine” in Francia. E da allora il babà elesse Napoli a proprio domicilio stabile, acquisendo la caratteristica forma “a fungo” quasi a richiamare l’eruzione del Vesuvio, e si può sicuramente affermare che, anche se nella cucina napoletana esiste più d’un dolce che, per il suo sapore e aspetto “po’ ghì annanz’o Rre”, il babà è l’unico dolce che dinanzi c’è proprio nato.

A questo punto, poiché a poco servirebbe spiegare cosa si provi quando per la prima volta il palato di ciascuno di noi incontra la morbida consistenza del babà inzuppato nel rum, poiché chi non l’avesse mai assaggiato non potrebbe capire, e a chi invece, lo conoscesse già non occorre per spiegarlo, riportiamo, di seguito, la ricetta del babà nella sua versione francese, ovvero impreziosita da fragole e panna.

fonte: scelte di gusto
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