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CORRIERE DELLA SERA
20 febbraio 2006
Unione e processi più rapidi
di VITTORIO GREVI

Nel fin troppo ampio dossier contenente il «programma di governo» dell’Unione, le pagine dedicate al tema della giustizia «per i cittadini» (opportuna precisazione volta a sottolineare la necessaria centralità delle persone coinvolte nell’attività giudiziaria) individuano subito come primo obiettivo quello di una «giustizia efficace e tempestiva», in evidente correlazione con il principio costituzionale per cui la legge deve assicurare la «ragionevole durata» dei processi. Obiettivo di per sé ovvio, nella nostra ben nota situazione, e ripetutamente richiamato anche dal presidente Ciampi, che tuttavia è stato clamorosamente mancato nel corso della legislatura ormai conclusa, soprattutto per quanto concerne il settore della giustizia penale. Proprio con riguardo alla giustizia penale, infatti, l’attuale governo ha dimostrato la propria palese inettitudine a elaborare una strategia di riforme legislative capaci di accelerare i ritmi della macchina processuale. Altri erano gli interessi in gioco, di volta in volta additati come prioritari. Interessi ora riconducibili a una riforma dell’ordinamento giudiziario per molti aspetti disordinata e farraginosa, mortificatrice dell’indipendenza della magistratura, e tale semmai da sottrarre risorse all’attività giurisdizionale. Ora legati, invece, a vicende processuali contingenti, con riferimento alle quali si sono approvate leggi di stampo più o meno direttamente «fotografico», che certo non hanno favorito, e anzi spesso hanno pregiudicato, il «bene costituzionale» dell’efficienza del processo.
Basti pensare agli effetti a cascata che sta già producendo la legge ex Cirielli (ancora più perversi, quando si combineranno con il recente allargamento dei casi di ricorso in Cassazione), nel senso di favorire la prematura estinzione per prescrizione di migliaia di processi. Effetti di fronte ai quali solo il ministro Castelli ha potuto sostenere che si tratti di un concreto contributo per «comprimere i tempi delle relative procedure»: sarebbe infatti come se, in un sistema ospedaliero appesantito da troppi degenti, invece di accelerare le cure verso la loro guarigione, si preferisse risolvere il problema sopprimendo i malati.
In un quadro del genere è naturale che, tra le prime mosse di una rinnovata politica per la giustizia, vi debba essere la abrogazione o la sostanziale modifica delle più indecorose tra le leggi penali (ad esempio in tema di falso in bilancio e di legittima difesa) e processuali approvate negli ultimi 5 anni; come pure la sospensione dei decreti delegati già emessi in seguito alla legge sull’ordinamento giudiziario, al fine di una profonda revisione della stessa davvero «in conformità con la Costituzione». È questo ciò che si desume, sebbene in chiave non sempre esplicita, dal programma dell’Unione, che tuttavia non può ovviamente esaurirsi in una simile prospettiva di «ripulitura» del sistema. Sul piano delle proposte positive, a parte l’indispensabile aumento delle risorse, in termini di uomini e di mezzi, richieste per il buon funzionamento di un apparato giudiziario oggi mortificato perfino nelle sue più banali necessità, merita di essere sottolineata la chiarezza con cui si insiste sull’idea di una «giustizia uguale per tutti», la quale «non arrivi tardi»: né per gli imputati né per le vittime dei reati. Lo scopo è dichiaratamente quello di coniugare l’efficienza del processo con le imprescindibili garanzie della difesa e della libertà personale (anche in sede carceraria, grazie altresì all’ausilio di un «garante» dei diritti dei detenuti), e su questo sfondo deve inquadrarsi il preannuncio di un vero e proprio «pacchetto durata» di provvedimenti legislativi e amministrativi, volti a porre rimedio all’eccessiva lentezza dei processi. Il proposito è ottimo, in quanto corrisponde alla finalità essenziale del processo penale (rappresentata da un tempestivo accertamento dei fatti e delle responsabilità), ma per ora soltanto accennato. Sul punto, sarebbe stato meglio essere più precisi, perché le possibilità di utili interventi non mancano, e spesso a costo zero. Se ne dovrà riparlare presto, anche su queste colonne.


INES TABUSSO