00 06/01/2010 17:39
Vecchioni porta Vivaldi a Samarcanda per «In Cantus»


Roberto Vecchioni potrà piacervi o meno: non sarà certo questo a convincervi a scendere di casa e ad acquistare «In Cantus», la sua ultima fatica discografica. Questo album, inciso dal vivo nella piazza del Duomo di Spoleto l'estate scorsa, in un certo senso prescinde da quanto il cantautore lombardo può aver fatto, musicalmente parlando, fino all'altro ieri.

Quattordici i brani della playlist: cinque rielaborazioni di altrettanti temi di musica classica con testi creati per l'occasione, otto pezzi del suo repertorio più «A Dio», poesia di Vittorio Gassman sul «Massimo Fattor» che funge da perfetta introduzione a «La stazione di Zima», canzone che con Dio ha a che fare. Ad accompagnare Vecchioni il maestro Beppe D'Onghia, in qualità di arrangiatore, direttore e pianista, la fiatista Ilaria Biagini e il Nu Ork String Quintet, ensemble di archi che strumenti alla mano non lesina citazioni colte. Il senso dell'operazione magari potrà ricordare gli esperimenti compiuti da Franco Battiato tra «Giubbe rosse» e «Come un cammello in una grondaia»: i temi di musica classica vengono riletti all'insegna di una sensibilità moderna, i pezzi del repertorio di Vecchioni acquistano un'inedita veste classica.

«Vissi d'arte», l'immortale aria della «Tosca» di Puccini, apre l'album fornendo all'ascoltatore tutte le coordinate di cui può aver bisogno, perché qui a cantare non è un soprano dalla voce impostata ma un interprete di musica leggera dalla inconfondibile cadenza interpretativa. La successiva «L'uomo che si gioca il cielo a dadi» vede, per contro, il proprio ritmo bossa nova spezzato da un intermezzo che cita la «Piccola serenata notturna» di Mozart. Sommo ardimento sta ne «Le cinque stagioni» che, in poco meno di cinque minuti, passa in rassegna i diversi movimenti del capolavoro di Vivaldi con un testo sulle molteplici accezioni che il rapporto uomo-donna può avere. Da brividi anche il riferimento melodico di «Se tornassi indietro»: nientemeno che il «Concerto numero 2 in Do minore» di Rachmaninoff. L'album si chiude con «Sogna ragazzo sogna», «Viola d'inverno», «Samarcanda» e «Luci a San Siro», quattro pilastri del songbook di Vecchioni dalla freschezza tutta nuova. Non c'è che dire: un disco riuscito.

Un'ultima curiosità. Il titolo «In Cantus», con tanto di disambiguazione (può essere tradotto «Incanto» o «Verso i canti») che solo un professore di latino poteva concepire, è marchio registrato. Cui prodest?


www.ilsole24ore.com/art/SoleOnLine4/Tempo%20libero%20e%20Cultura/2009/12/vecchioni-in-cantus.shtml?uuid=6c64f844-f5f8-11de-99bb-54d13f7d06fe&DocRulesVie...


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