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Una favola africana

Ultimo Aggiornamento: 13/04/2012 16:23
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Sesso: Femminile
13/04/2012 16:23
 
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Un giorno il leone convocò tutti gli animali della savana e della foresta.
Quando tutti si trovarono alla sua presenza, il banditore di sua maestà il leone, da un luogo elevato, proclamò a gran voce:
«Ordine del re leone! Tutti gli animali di qualsiasi genere, specie e grandezza sono tenuti a riconoscere il leone come loro re e gli renderanno omaggio e obbedienza.
In caso di litigio si sottoporranno alla sua sentenza. Chiunque osi ribellarsi a quest’ordine verrà punito.»
L’assemblea degli animali reagì con un sordo mormorio.
Solo una vocina ebbe il coraggio di protestare: era la portavoce delle formiche. «Noi, le formiche, non accettiamo l’ordine. Il nostro popolo ha già una regina. Perciò obbediremo solo ai suoi ordini».
Il leone tuonò: «Preparatevi a ricevere il vostro castigo!». Tutti se ne andarono.
Verso sera, i figli del leone uscirono a cacciare. Catturarono un bel esemplare di cinghiale, lo nascosero tra i cespugli e andarono a dirlo al gran capo.
Le formiche, informate dal corpo delle esploratrici, arrivarono numerose dai quattro punti cardinali e, in men che non si dica, coprirono la savana.
Dovunque si guardasse si vedevano formiche intente a pulirsi le mandibole per la grande battaglia. In un istante divorarono il cinghiale, di cui restò la carcassa ben pulita.
Nel frattempo, il sole era sceso all’orizzonte colorando il cielo di rosso vivo. A questo punto arrivò il leone con tutta la sua famiglia.
L’esercito delle formiche entrò in azione abbattendosi sui felini. Si arrampicarono sulle zampe. Le loro tenaglie cominciarono a fendere la carne dei leoni, rosicchiando a più non posso.
I poveri felini ruggivano dal dolore e si rotolavano per terra. Infine tentarono di fuggire, ma non riuscirono a fare molti passi.
Il giorno seguente, un avvoltoio passando a volo radente vide gli scheletri della famiglia del leone che aveva preteso di imporsi come sovrano assoluto di tutti gli animali.
Proseguendo il suo volo solitario pensò: «I potenti non devono mai disprezzare la forza dei deboli, specialmente quando si uniscono»
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