sm. (pl. -ghi) [sec. XIV; dal greco lethargos, da lethē, oblio+argós, inoperoso, tramite il latino lethargus]. Stato di quiescenza o di vita latente in cui cadono periodicamente molti animali che vivono in ambienti soggetti a forti variazioni climatiche stagionali e che consente loro di superare i periodi dell'anno sfavorevoli al loro organismo. Nell'uomo, sonno lungo e profondo, di origine patologica. stato di rilassatezza, di abulia, di inerzia: letargo delle arti, della cultura.
Sono considerate forme di letargo l'incistamento, il sonno aritmico, l'ibernazione, l'estivazione, l'estivo-ibernazione. Secondo vari autori tuttavia il termine sarebbe da riferirsi solo a quei Mammiferi che, nei periodi invernali, entrano in vita latente. Le cause del letargo sono molteplici, ma tutte connesse al ciclo vitale delle singole specie e al loro adattamento all'ambiente. Sembra accertata l'ereditarietà del letargo, mentre le modalità secondo le quali esso si esplica non sono ancora ben note, in quanto non sempre l'inizio e la durata del letargo sono regolati dall'andamento della temperatura ambientale. Per alcune specie, addirittura, un prolungamento della stagione sfavorevole potrebbe riuscire mortale; altre invece possono sopravvivere anche per molti anni: per esempio alcuni flagellati possono svegliarsi dopo 20 anni, cisti di conchiglie del genere Margarodes anche dopo 15 anni di siccità, alcuni Gasteropodi dopo 3-10 anni.
Nei Vertebrati a sangue freddo si verifica un rallentamento del metabolismo legato agli scambi d'ossigeno tra sangue e tessuti, nei Mammiferi intervengono meccanismi termoregolatori che portano la temperatura corporea sino a 1 o 2 ºC al di sopra di quella dell'ambiente; il battito del cuore si riduce a 3-15 pulsazioni al minuto e di conseguenza subisce un abbassamento anche il ritmo della respirazione; il letargo è preceduto da un notevole accumulo di grasso che verrà metabolizzato durante la fase di vita latente. Anche vari pesci non migratori possono cadere in letargo: esistono pesci che, imprigionati durante la stagione fredda nel ghiaccio, riprendono la vita normale al sopraggiungere della primavera. Con il risveglio aumentano il consumo dell'ossigeno e i battiti del cuore, mentre la temperatura corporea torna rapidamente a valori normali; ciò comporta una forte spesa di energia da parte dell'animale che richiede una congrua alimentazione. Il letargo estivo (estivazione) è frequente fra gli animali (notturni o fossori) dei climi tropicali e si esplica in modo analogo al precedente; tra i pesci, possono entrare in letargo i dipnoi, come il protottero che, nella stagione secca, si infossa nel terreno, diminuisce la sua ossigenazione (assumendo l'aria attraverso una sacca polmonare) e torna a vita normale nella stagione favorevole, cioè quando torna l'acqua. Nelle zone semiaride si ha sovente l'estivo-ibernazione, che impedisce o ritarda la crescita dell'animale in un autunno favorevole ma troppo corto per permettere un completo sviluppo dell'individuo. Non cadono mai in letargo, oltre alla maggior parte dei Mammiferi, compresi i Cetacei, gli Uccelli e la quasi totalità dei Pesci che, con le migrazioni, sfuggono le avversità climatiche temporanee.
da: sapere.it