Il tordo matto
Zagarolo - Lazio
La ricetta nasce nel XVI secolo, quando il famigerato Ugo di Moncada, inviato da Carlo V, diede l’avvio ad una serie di intrighi in collaborazione con i Colonna.
A questi si unirono anche i Lanzichenecchi. Gli abitanti di Zagarolo si rifugiarono nelle campagne circostanti. Un giorno un lanzichenecco ferito, con al seguito un cavallo malconcio, si rifugiò in una capanna abitata da due anziani coniugi. L’uomo, rifiutando ogni cura, fece capir loro che aveva fame e ripeteva in continuazione la parola "drossel". Il cibo però a quei tempi scarseggiava, così che, alla morte del cavallo, la donna tagliò la sua carne in sottili fettine alle quali aggiunse lardo e varie spezie e le offrì all’uomo assieme a del buon vino. Questi, una volta finito il pasto, si ubriacò continuando a gridare la parola "drossel", facendo pensare a tutti che fosse matto. Il mattino seguente l’uomo era sparito. Terminati i combattimenti, la popolazione rientrò nelle case e si diffuse la ricetta che quietò il lanzichenecco, ormai ricordato come il soldato "matto" che ripeteva in continuazione la parola "drossel", che in tedesco significa tordo. Da qui il nome di questa ricetta.
Ingredienti:
500 gr di fettine tagliate sottili di carne di cavallo
lardo di prosciutto stagionato
un ciuffo di prezzemolo fresco
uno o due spicchi d'aglio
salvia fresca
coriandolo
peperoncino e sale
Adagiare le fettine su un vassoio, cospargendole con sale, peperoncino e coriandolo macinati.
Fare un battuto di lardo di prosciutto con aglio, salvia e prezzemolo con cui spalmerete le fettine. Arrotolatele su sè stesse chiudendo ciascuna con 1 stuzzicadenti, infilzatele su uno spiedino e fatele arrostire sulla brace di legno d'ulivo irrorandole durante la cottura, con vino rosso.