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All'interno di un ambiente disadorno, una donna accanto a una finestra versa del latte in una scodella con fare concentrato e lento. Da quella stessa finestra un fascio di luce illumina la semplice stanza, dove nient'altro accade. Si tratta di un sublime ritratto di una giovane donna qualunque, una delle opere più apprezzate di Johannes Vermeer. Vederlo riprodotto sulle pagine di un libro è una condizione che riesce solo a preannunciare la grandiosità di questo dipinto. Quando gli occhi si posano realmente su questa piccola tela, allora una forte emozione colpisce il fruitore.

Si cominciano a scorgere i dettagli poveri e, allo stesso tempo, preziosi di questo fotogramma della realtà, sempre magnificamente rappresentata dal pittore olandese. “La lattaia” è un dipinto del 1658, non è molto grande, misura appena 45,5 x 41cm ma, come accade per molti altri piccoli grandi capolavori, questa tela emana una potente forza espressiva.
La semplicità del soggetto si manifesta in tutta la scena: la giovane donna ha un fisico robusto, le sue mani parlano di un duro lavoro e sono anche più brune rispetto agli avambracci, come a narrare di un lavoro svolto anche sotto il sole. L'abito che la riveste è modesto ma colorato, il corpetto è giallo e le maniche risvoltate sulle braccia sono verdi, mentre nella parte inferiore un grembiule blu copre in parte la gonna rossa. Attorno a lei, la stanza spoglia è raccontata con minuzia, così da scorgere i molti dettagli, come il chiodo attaccato al muro e i vari fori presenti sulla parete, oppure il vetro rotto della finestra, o ancora i decori delle ceramiche nella parte bassa della parete. Vermeer prestava attenzione ai dettagli più minuti e la sua capacità di raffigurare i diversi materiali è magistrale. Un esame più attento rivela piccole sottolineature ovunque, a volte opache, a volte brillanti. In alcuni punti il colore è appena un po' più spesso e coglie maggiormente la luce. Il pane dentro al cesto posto sul tavolo illustra magnificamente questa tecnica: dei piccoli punti suggeriscono addirittura una crosta croccante.
In questo, come in altri dipinti di Vermeer, la realtà ci viene restituita nella sua integrità, ma al tempo stesso ci appare come sottratta al flusso del tempo, decantata, fissata in una dimensione contemplativa.
Il pittore prediligeva riprodurre interni domestici, popolati da discrete presenze umane, spesso femminili, le quali sono permeate da un'evidente dignità, quasi mai colte in una posa, bensì osservate in un'occupazione che le assorbe. Peculiare di Vermeer è un certo distacco dal mondo, che crea una specie di “vicina lontananza” derivata dalla struttura concettuale del quadro, nascosta sotto un evidente realismo. Ci sembra di intuire pensieri profondi nella meditazione estetica di Vermeer, nel suo fare sommessamente scientifico, nella sua realtà ordinata e muta, nella sua luce interiore. Ed è questa luce, quest'atmosfera intensamente intima, che penetra e rimane dopo aver posato lo sguardo sullo splendido ritratto de “La lattaia”.

Serena Di Mercione da whipart.it