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Ingredienti magici e divinatori

Ultimo Aggiornamento: 26/12/2011 11:46
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26/12/2011 11:46
 
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Queste alcune pratiche magiche utilizzate nella società contadina, ritenute in grado di prevedere il futuro tramite gli alimenti.
ALOMANZIA
Divinazione praticata tramite il sale. Una tecnica consiste nell'osservare i modi di come si scioglie nell'acqua o crepita nel fuoco. Un'altra pratica viene realizzata mettendo un pizzico di sale sulla mano di un malato per prevedere la sua salute futura a seconda della disposizione assunta dai granuli.
Tra i romani c'era la convinzione che fosse di cattivo auspicio per un invitato, il fatto che dormisse sul tavolo prima che fossero ritirate le saliere.
Ancora oggi si continua a credere che versare il sale porti male; per scongiurarne gli influssi negativi si consiglia di prenderne un pizzico e lanciarlo dietro le spalle.
CROMMIOMANZIA
Divinazione per mezzo delle cipolle. Si raccolgono varie cipolle e si scrive su ciascuna il nome della persona di cui si desidera avere notizie. In seguito, si mettono sotto una terra ben inumidita e a seconda di come germoglieranno, rapidamente o lentamente, si dedurrà lo stato di salute della persona a cui corrispondono. Nei paesi del nord Europa erano soliti utilizzare questo metodo di divinazione per le ragazze da marito per sapere chi sarebbe stato lo sposo che gli avrebbe assegnato la sorte.
DAFNOMANZIA
Divinazione che si faceva per mezzo dell'alloro. Si gettava un ramo di alloro, l'albero sacro, nel fuoco e, contemporaneamente, si formulava la domanda. Se le foglie scoppiettano la risposta era affermativa, se non lo facevano, era negativa.
OVOMANZIA
Divinazione per mezzo delle uova. Si versa la chiara di un uovo in acqua, osservando le figure che essa forma. Si rendono più visibili usando acqua bollente, poiché l'albume si coagula grazie all'azione del calore.
SICOMANZIA
Divinazione praticata per mezzo delle foglie di fico. Si scrivevano sulle foglie le domande formulate: se le foglie, una volta scritte, si seccavano subito, indicavano un cattivo presagio, ma se tardavano a seccare erano indizio di un buon presagio.


Superstizioni e magie

La superstizione nella civiltà contadina era una forma di interpretazione magica della realtà, che valutava eventi, azioni o fenomeni come rilevanti ed efficaci a modificare negativamente o positivamente il destino.
La superstizione operava mediante varie forme: analogia, antipatia, coesistenza, contatto, dipendenza, repulsione, somiglianza. Genericamente la base interpretativa voleva che tutto quello che era vitale, turgido, pieno, portasse bene; mentre ciò che era mortale, vuoto, cavo, abbandonato, portasse male.
Tutt'oggi sono presenti diverse superstizioni legate alla tavola.
D’indiretta matrice religiosa è malaugurante: il sedere a tavola in tredici, perché si ricollega all’ultima cena di Cristo con gli Apostoli, o l’invitare ospiti a pranzo di venerdì, giorno nefasto che coincise con la morte di Gesù.
Superstizioni di magia simpatica consistono nel credere d’impazzire se si mangia la testa dell’oca, e nel convincimento che posare il pane capovolto sulla mensa, rovesci gli interessi della famiglia.
Da ragioni d’ordine pratico hanno origine altre superstizioni, come il credere infausto rovesciare l’olio o il sale, con il connesso scongiuro di buttarsi il sale dietro le spalle.

A motivi di buon comportamento si riconduce l’idea che porti male il mescere una bevanda o il porgere un piatto con la mano sinistra. Invece porterebbe bene rovesciare il vino, se poi ciascuno dei commensali v’intinge il dito e si bagna la nuca per essere partecipe di un’immancabile fortuna.

In Italia esistono molti rituali propiziatori da fare nella notte di San Silvestro.
In Sicilia, la sera di capodanno nessun lavoro manuale va iniziato o deve rimanere in sospeso perché si rischia di non terminarlo o di concluderlo malamente. Il fuoco è simbolo della luce del sole portatrice di energia e salute, per questo nella notte di San Silvestro s’accendono fuochi. In Friuli i ragazzi saltano sui falò, purificatorio rito pagano di origine celtica, propiziatore di virilità e fecondità.
Importante è anche quello che si mangia quella notte; innanzi tutto, occorre mangiare molte lenticchie perché portano soldi. In Val d’Aosta, nelle Marche mentre scocca la Mezzanotte è di buon augurio mangiare 12 acini d’uva nera, mentre in Toscana, Umbria e Romagna va bene l’uva di qualunque colore o altra frutta che si sgrana, come il melograno. In Abruzzo, a cena, non debbono mancare 7 minestre di 7 legumi diversi, anche loro portatrici di ricchezza.
Altro elemento fondamentale del cenone dovrà essere la frutta secca, simbolo di prosperità: se in Francia la tradizione ne esige 13 tipi diversi, da noi ne bastano 7: noci, nocciole, arachidi, zibibbo, mandorle, fichi, datteri.
Indispensabile ovunque il brindisi con lo spumante o del vino frizzante che, stappato a mezzanotte esatta, faccia il botto: questo rumore, come quello di petardi e similari serve a scacciare gli spiriti malevoli.
Per sapere cosa il nuovo anno porterà in famiglia, in alcune zone della Calabria c'era la bizzarra usanza di far cadere una grossa pietra sul pavimento della cucina: se non procurava alcun danno, era buon auspicio; se scheggiava le mattonelle, prediceva accadimenti sfortunati. Usanza tipicamente laziale è quella di lanciare fuori dalla finestra tre grossi vasi di coccio pieni dell’acqua servita in precedenza a lavare pavimenti, insieme a oggetti e panni sporchi e rotti, per gettare fuori casa tutte le magagne e le tristezze dell’anno passato.
Per fare previsioni meteorologiche, i contadini della Sardegna posavano 12 chicchi di grano uno per mese - su un mattone rovente: quelli che bruciavano segnavano bel tempo, quelli che saltavano via indicavano pioggia e vento.
Nella tradizione rurale anche sulle tematiche amorose era possibile fare pronostici: nel Lazio le nubili infilavano in 3 aghi 3 fili diversi: bianco (amore felice), nero (amore infelice) rosso (zitellaggio) - poi ne sceglievano uno a occhi chiusi. In Puglia si mettono 2 chicchi di grano in un bicchiere d’acqua: se restano uniti, matrimonio entro l’anno.


Donne d'erbe

Le erbe hanno sempre avuto un rapporto molto stretto più con le donne che con gli uomini. Anche se nelle comunità religiose erano i frati a conoscere bene i prodotti spontanei di madre natura, all'interno delle comunità agricole e pastorali erano le donne che aveva il compito di cercarli e raccoglierli.

La cucina delle erbe, improntata soprattutto sui prodotti stagionali, costituiva l’unico alimento-medicamento per le classi povere, che perciò attribuivano alle donne d’erbe un ruolo privilegiato.

Durante il '300, l’insicurezza collettiva suscitata da carestie, peste e rivolte, provocò una vera e propria lotta contro la stregoneria, il “capro espiatorio” a cui si attribuiva l’origine di ogni male. Furono classificate come streghe le moltissime donne che conoscendo le “virtutes herbarum” (raccogliere erbe giuste nei periodi più idonei in modo da non vanificarne le potenzialità), chiave d’accesso ad un mondo misterioso e perciò "demoniaco".

Un regolamento sull’attività terapeutica e l’uso delle erbe venne sancito dal Concilio di Trento (metà ‘500), che con le “Costitutiones” bollò come superstizioni gran parte delle cure adottate dal popolo. Con questo metodo si creò una frattura tra la medicina popolare esercitata soprattutto dalle donne, e quella accademica esercitata soprattutto dagli uomini. Insomma, le donne d’erbe, furono trasformate nelle demoniache “streghe”, perché usurpavano un sapere che nobili e religiosi non volevano lasciarsi sfuggire.

da: taccuini storici.it
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