La cucina immorale

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(Fata.)
00mercoledì 8 dicembre 2010 13:02


"E' indispensabile che tutti gli esseri e tutti i popoli saggi della terra capiscano che pane e pomodoro è un paesaggio fondamentale dell'alimentazione umana. Piatto peccaminoso per eccellenza perché comprende e semplifica il peccato rendendolo accessibile a chiunque. Piatto peccaminoso in quanto può significare un'alternativa a tutto ciò che è trascendente, a tutto ciò che è pericolosamente trascendente, se diventa cultura della negazione. Non fate la guerra ma pane e pomodoro [...]
E dopo l'amore, pane e pomodoro e un po' di salame. "

Mangiar bene, e bere ancor meglio, rilassa
gli sfinteri dell'anima, sconvolge i punti cardinali
della cultura repressiva e prepara alla comparsa
di una comunicabilità che non va sprecata.

Manuel Vazquez Montalban da "Ricette immorali"


PANE E POMODORO

Ingredienti: pane, pomodori maturi, olio, sale.
Fette di pane casereccio, con mollica, del giorno prima. Pomodori maturi tagliati a metà e sfregati sul pane dove lasciano i semi, l'acquetta e la polpa strappata alla pelle dalla ruvidità del pane. Sale ben distribuito: deve essere umido.
Un filo d'olio. Prendere ogni fetta di pane con le dita dalla parte della crosta, stringerla e lasciarla poi andare in modo che l'olio si sparga liberamente.

La Goduriosa



1350 g di zucchero
1350 g di mandorle tostate e macinate
3 bicchieri d'acqua
36 tuorli d'uovo
1 bastoncino di cannella
la scorza di un limone



Sbattere i tuorli per un paio di minuti. Mettere in una casseruola lo zucchero, la cannella e la scorza di limone. Mescolare. Cuocere sino a quando lo zucchero sarà sciolto e comincia ad addensarsi leggermente. Versare le mandorle poco a poco, mescolando sempre e facendo attenzione a non bruciare l'impasto. Togliere la cannella e la buccia di limone, che si buttano via. Continuare a cuocere perchè si addensi, fino a quando si mescola a fatica. Aggiungere poco a poco i tuorli, continuando a rimestare sempre nello stesso senso. Togliere dal fuoco appena comincia a bollire, altrimenti impazzisce.

Servire freddo. Dopo aver fatto l'amore, soprattutto se la donna è bruna e della costa cantabrica o di quella di Huelva, ma sempre di una costa, è necessario qualche tempo di coccole e di intrattenimento, perché si espandono come le brune di pianura .

In questi tempi di coccole di mezza stagione non c'é nulla come la pasticceria popolare fornita, contrariamente alle regole, non dalla donna ma dall'uomo. Perché sarà segno di delicatezza e di antica e tradizionale affettuosità che l'uomo prenda dal frigo un vassoio di goduriosa attribuita a una mamma che veglia i riposi del guerriero suo figlio. Chi non ha, per sua sfortuna, una mamma sotto tiro, può sostituirla con una madrina o vecchia vicina o portinaia con il dono della generosità. Piatto che suscita nostalgie di sapori e profumi di infanzia, un'età della vita in cui la pasticceria è una patria e il mondo sono i quattro punti cardinali di una casa mentale immaginaria.

Dopo essersi ben goduti la goduriosa si constaterà, irrimediabilmente, che le nuove pratiche amorose sono più sussiegose e tenere, meno aggressive, piene di quel soave tocco disarmato con cui si esplica l'amore vero. Si corre il rischio, tuttavia, che l'amore continui nel tempo ed esiga relazioni stabili, galeotta senza ombra di dubbio la goduriosa. Coloro che non vogliono incorrere in un simile rischio, possono sostituire questo nostalgico dessert con le frittelle al miele, altrettanto buone e profondamente dolci, ma meno sentimentali.

da: "Ricette Immorali" di Manuel Vàzquez Montalbàn
Le ricette di Pepe Carvalho





kamo58
00mercoledì 8 dicembre 2010 14:04
Bello questo topic Fata. Di Montalban ho letto un solo libro e non ricordo più quale.
Non so se possiamo considerarle immorali ma c'è allora da citare Afrodita di Isabel Allende, una serie di ricette afrodisiache scritte con umorismo.
(Fata.)
00mercoledì 8 dicembre 2010 14:42
Saggistica-Ricette immorali, (Las recetas inmorales, 1981), traduzione di Hado Lyria, Feltrinelli, 158 pagine (1992, ISBN: 88-07-42065-1) e "Universale economica" 263, 160 pagine (1994, ISBN: 88-07-81263-0).



Illustrazione del pane e pomodoro nell'edizione spagnola


ops.... [SM=g1399173]
(Fata.)
00mercoledì 8 dicembre 2010 14:58
Baccalà al pil pil

(per 4 persone)
8 pezzi di baccalà
1/2 litro di olio di oliva
4 spicchi d’aglio
2 peperoncini piccanti piccoli



Si tiene il baccalà a bagno per circa 24 ore, cambiando l’acqua ogni otto ore. Si accerta che la dissalatura sia al punto giusto. Se così è, si toglie il baccalà dall’acqua e lo si fa sgocciolare, si squama e si tolgono le spine. Si mette sul fuoco una pentola di terracotta con l’olio, i peperoncini e l’aglio. Si mettono da parte il peperoncino e l’aglio quando saranno imbionditi, e si mette in quella stessa pentola il baccalà con la pelle. Se il baccalà è di buona qualità, basteranno quindici minuti di cottura. In seguito, si leva l’olio e si comincia a lavorare il baccalà, imprimendo alla pentola movimenti circolari e ondulatori, e nel frattempo si aggiunge a poco a poco l’olio, lo stesso che prima era stato messo da parte, sino ad ottenere una salsa densa. Si orna con gli spicchi d’aglio adoperati all’inizio e con i peperoncini tagliati a rondelle.

Se non si trattasse di magia, ma dico magia vera e propria, inspiegabile, direi che si tratta di magia, ed è questo che dico. Baccalà morto stecchito, resuscitato dall’acqua e trasformato a un tratto in materia malleabile, come il marmo nelle mani di Michelangelo o l’argilla in quelle di un vasaio di Guadix. È magia che il baccalà morto stecchito diventi materia che ha creato il proprio paesaggio di salsa bianca e cremosa come un latte fondamentale e solido. Due corpi che mangiano insieme il baccalà al pil pil dalla stessa pentola diventano per forza vasi comunicanti perché tra essi prende il sopravvento la comunicazione della materia-linguaggio, il pil pil, la lingua, fatti, cose che si ascoltano dallo stesso centro dell’esperienza condivisa. Così parlò Zarathustra. Ma io mi limito a dire che questo è il piatto del re dei mari e dei letti, vale a dire, il piatto re di tutte le navigazioni, e che vivere non è necessario, ma navigare sì.

(Manuel Vázquez Montalbán, Ricette immorali, Feltrinelli, Milano 1992)

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